I bambini persi (e ritrovati) in montagna
La storia che a Capodanno ha più occupato le homepage italiane, finita bene ma con molto ancora da spiegare
La storia che ieri ha occupato di più le homepage dei giornali italiani – e oggi è molto raccontata sui giornali di carta – è quella del ritrovamento di due bambini scomparsi nel pomeriggio del 31 dicembre a Subiaco, sul Monte Livata in provincia di Roma, sopravvissuti per un’intera notte da soli e a 1.500 metri d’altezza, nonostante le temperature ampiamente sotto lo zero.
La scomparsa
Intorno alle 15.30 del 31 dicembre Emanuele Tornaboni, imprenditore romano, ha denunciato la scomparsa della moglie Alexia Canestrari, di 36 anni, e dei due figli di 4 e 5 anni, Nicol e Manuel (il maggiore avuto da una precedente compagna). Tornaboni aveva trascorso la giornata a sciare in montagna a Subiaco, sul monte Livata vicino a Roma, ma rientrato nella casa dove stava passando le vacanze di Natale con la famiglia non aveva trovato nessuno.
Le prime ricerche e il primo ritrovamento
Nel pomeriggio sono iniziate le ricerche coordinate dai carabinieri di Subiaco, che hanno coinvolto uomini del soccorso alpino, della protezione civile, vigili del fuoco e guardie forestali: in totale 130 persone. Sono stati utilizzati tre elicotteri, diverse unità cinofile e una cinquantina di mezzi: le ricerche si sono concentrate nella zona tra Campo dell’Osso e Monna dell’Orso, tra i 1200 e i 1700 metri di altitudine.
Intorno alle 2.30 del mattino del primo gennaio è stata ritrovata la donna: era in stato confusionale e ai soccorritori ha saputo dare solo poche informazioni. Non sapeva spiegare con esattezza dove fossero i bambini né cosa fosse successo: ha detto che si era persa con i figli durante una passeggiata e che li aveva messi al riparo dal freddo della notte in una specie di grotta. La donna era stata portata all’ospedale di Subiaco con un principio di ipotermia.
Il ritrovamento dei bambini
Le ricerche dei soccorritori sono proseguite per tutta la notte. Intorno alle 11 del mattino del primo gennaio i due bambini sono stati ritrovati. Erano vivi ed erano ad Acqua del Piccione, a Vallepietra, a circa 12 chilometri dal punto in cui avevano iniziato la passeggiata nei boschi. Un operatore del Soccorso alpino e speleologico del Lazio ha raccontato:
«I piccoli erano in un dirupo abbastanza scosceso, bisognerebbe sapere come sono finiti lì. Li abbiamo trovati molto provati, hanno parlato veramente poco. Abbiamo dato loro da mangiare due arance, li abbiamo fatti bere, riscaldati, li abbiamo coperti e affidati al 118»
Durante una telefonata tra una giornalista del Corriere e un operatore del Soccorso alpino che si trovava sul luogo delle ricerche, e che stava dando la notizia del salvataggio, si sente la bambina intervenire e dare qualche spiegazione. L’uomo stava raccontando che probabilmente i bimbi si erano spostati di notte fino al dirupo nel quale erano stati trovati, ma lei spiega: «No, di giorno ci siamo spostati….poi oggi ci siamo fatti male».
Entrambi i bambini sono stati trasportati al Policlinico Gemelli di Roma. Dal pronto soccorso dell’ospedale hanno fatto sapere che «sono in buone condizioni generali, sono tranquilli e di ottimo umore. Dai controlli effettuati è emerso che la femminuccia ha riportato una infrazione alla clavicola destra, mentre il maschietto ha una infrazione al metacarpo di una mano. I fratellini saranno ricoverati e trascorreranno la notte nei reparti pediatrici del Gemelli».
Che cosa è successo
Una prima ricostruzione dei fatti l’ha riferita in un’intervista il papà dei due bambini, Emanuele Tornaboni, che ha parlato di “miracolo”: «Non si sa come possa essere successo. Lei voleva fare una passeggiata, ha sbagliato strada, invece di andare da una parte è andata dall’altra, è entrata nel panico ed è successo l’inferno».
La procura di Tivoli è in attesa della relazione dei carabinieri per valutare se possano sussistere eventuali ipotesi di reato per la madre (probabilmente quella di abbandono di minore). Secondo alcuni giornali la donna ha raccontato di aver avuto un problema con la macchina e non sapendo come fare, ha preferito lasciare i bambini al riparo per andare a cercare aiuto. Poi si sarebbe persa. Ci sarebbero però alcune incongruenze tra il suo racconto e i primi fatti accertati: Repubblica scrive per esempio che «a quanto pare, l’auto non è mai stata spostata dal residence in cui alloggiavano».
Sempre Repubblica aggiunge:
Altro punto che l’indagine dovrà chiarire è se la donna abbia o meno fatto uso del suo telefono cellulare, ripetutamente contattato dal marito ma trovato sempre staccato. Dunque attraverso i tabulati si dovrà accertare se la donna abbia usato il telefonino o se sia stata impossibilitata perché si trovava in una zona isolata. Inoltre il pm dovrà ricostruire i fatti e capire come mai i bambini sono stati trovati a 12 chilometri di distanza dal punto in cui la mattina del 31 dicembre erano partiti con la donna per una passeggiata.