Il Porcellum è incostituzionale, e ora?

Le risposte alle domande che circolano di più: il Parlamento è legittimo? Cosa succede se si vota prima di approvare una nuova legge elettorale? E il governo che fine fa?

di Emanuele Menietti – @emenietti

Mercoledì 4 dicembre la Corte Costituzionale ha annunciato di avere accettato il ricorso presentato contro il “Porcellum”, la legge elettorale in vigore, ritenuto incostituzionale per le modalità con cui assegna il premio di maggioranza e per la mancanza delle preferenze. La decisione dei giudici costituzionali ha pochi precedenti di simile portata e lascia numerose domande e incertezze su quali saranno i prossimi passi, della stessa Consulta e del Parlamento, chiamato a sistemare un guaio realizzato tre legislature fa, nel 2005.

Porcellum
Prima di vedere che cosa ha deciso la Corte Costituzionale è opportuno un rapido ripasso sull’attuale legge elettorale (chi è cintura nera in materia può saltare al punto successivo).

La legge elettorale attuale è basata su un sistema proporzionale più un premio di maggioranza, distinto tra Camera e Senato. Alla Camera l’assegnazione del premio spetta alla coalizione di partiti – o al singolo partito senza coalizione – che ottiene più voti degli altri su base nazionale. Il premio è molto grande e corrisponde al 55 per cento dei seggi, cioè 340 deputati su 630. Al Senato il premio di maggioranza è su base regionale: ogni regione assegna un certo numero di senatori, ma la coalizione – o sempre il singolo partito senza coalizione – che ha ottenuto più voti degli altri prende in automatico la maggioranza dei seggi regionali. Il “Porcellum”, inoltre, prevede liste bloccate decise dai singoli partiti: gli elettori non possono indicare una preferenza ma votare solo il partito.

Nel 2009 l’avvocato Aldo Bozzi ha fatto ricorso, insieme con altre 27 persone, per lesione del diritto di voto dovuto all’esistenza del “Porcellum”. In primo grado e in appello il ricorso è stato dichiarato infondato mentre la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria, cioè ha affidato il problema alla Corte Costituzionale (la Corte di Cassazione è giudice di legittimità delle sentenze emesse negli altri gradi di giudizio, la Corte Costituzionale si occupa tra le altre cose di verificare la legittimità costituzionale delle leggi).

La decisione
Come spiega Liana Milella di Repubblica, i giudici della Consulta si sono riuniti in camera di consiglio alle 9:30 e hanno dibattuto fino alle 13, riprendendo poi nel pomeriggio e arrivando a una decisione poco dopo le 18. In seguito la Corte ha emesso una breve nota, dove ha dato conto della propria decisione.

I giudici hanno dichiarato incostituzionali le parti del “Porcellum” che prevedono l’assegnazione del premio di maggioranza, nelle modalità che abbiamo descritto, e l’esistenza delle liste bloccate senza la possibilità di esprimere preferenze.

Motivazioni
Nella nota la Consulta spiega che le motivazioni della sentenza saranno pubblicate nelle prossime settimane e che solo dal momento della pubblicazione la dichiarazione di incostituzionalità avrà effetto giuridico. Fino ad allora resterà in vigore il “Porcellum” per come lo conosciamo, anche se sulla legge pesa inevitabilmente la definizione di incostituzionalità.

“Mattarellum”
Nelle scorse settimane alcuni giuristi avevano ipotizzato che la Consulta potesse bocciare interamente il “Porcellum” riportando in vita il sistema precedentemente in vigore, il “Mattarellum”, dando corso alla cosiddetta “reviviscenza” di una norma perché gli organi elettivi non possono restare senza una legge elettorale. I giudici hanno preferito attenersi ai quesiti posti dalla Corte di Cassazione quando ha rinviato a loro la questione di costituzionalità, concentrandosi sui due punti sollevati dal ricorso di Bozzi. Resuscitando la vecchia legge i giudici sarebbero andati ben oltre le richieste del singolo caso giuridico.

Nella prossima pagina: Quindi questo Parlamento è illegittimo? Cosa succede se si torna a votare prima di approvare una nuova legge elettorale? Cosa intende fare il governo?

Legge monca
Quando saranno depositate le motivazioni il “Porcellum” diventerà una legge molto diversa dall’attuale, perché sarà privata dei suoi meccanismi principali. Almeno sulla carta, diventerà una legge proporzionale pura con una soglia di sbarramento al 2 per cento per i partiti in coalizione e al 4 per cento per quelli non coalizzati. Se si votasse con una legge simile i partiti piccoli e molto piccoli potrebbero arrivare in Parlamento con maggiore facilità rispetto al passato. Inoltre, se i risultati in termini di voti dovessero essere simili a quelli delle ultime elezioni, ci sarebbero soltanto due strade – entrambe piuttosto ardite – per evitare di dover formare un nuovo governo di “grande coalizione”: che uno schieramento da solo ottenga il 50 per cento più uno dei voti o che il Movimento 5 Stelle decida di allearsi col centrodestra o col centrosinistra.

Diversi giuristi spiegano sui giornali di oggi che in linea teorica si potrebbe votare con il “Porcellum” modificato, ma rimangono grandi dubbi e incertezze su come risolvere il problema della mancanza delle preferenze, definita incostituzionale dalla Consulta (che però non può introdurle). Il Parlamento o il governo – tramite decreto – dovrebbero intervenire con norme specifiche per aggiustare la legge elettorale. La possibilità che si vada a votare con il “Porcellum” modificato è comunque remota: secondo molti osservatori la sentenza mette il Parlamento davanti alla necessità imperativa di approvare una nuova legge. Il quadro di incertezza però potrebbe contribuire ad allungare i tempi, visto che votare con il Porcellum “monco” è considerata un’opzione estrema e da evitare: questo politicamente potrebbe avere allungato la vita del governo.

Legittimità
In seguito all’annuncio della Consulta, in molti a partire da Beppe Grillo hanno definito illegittimo l’attuale Parlamento. Il ragionamento è: la legge elettorale è incostituzionale, quindi i parlamentari sono stati eletti con un sistema fuori dalle regole e non legittimati a stare in Parlamento, e di conseguenza sono illegittimi anche gli organi dello stato che hanno eletto, a partire dal presidente della Repubblica.

Come spiegano diversi giuristi le cose non stanno così, ed è opportuno distinguere due piani: quello giuridico e quello politico. Sul piano giuridico l’attuale Parlamento è pienamente legittimo e comunque espressione della volontà popolare, così come lo sono stati i parlamenti eletti nelle precedenti legislature sempre con il “Porcellum”. Benché definita incostituzionale, la regola dei premi di maggioranza è stata applicata e non si torna indietro.

La legittimità è riconosciuta dalla stessa Consulta, che nella sua nota ricorda che “il Parlamento può sempre approvare nuove leggi, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Il fatto che possa legiferare è un riconoscimento automatico della sua legittimità. La Consulta fotografa l’attuale situazione e, implicitamente, indica il modo per risolverla: il Parlamento è questo, eletto come è stato eletto, e ha gli strumenti per risolvere la situazione dando nuove regole per il futuro.

La convalida degli eletti
Ci sono circa 200 deputati in attesa della convalida della loro elezione alla Camera da parte della Giunta per le elezioni: un passaggio formale che però è andato avanti a rilento proprio in attesa del pronunciamento della Consulta. Su Repubblica, il costituzionalista Massimo Luciani spiega che non può essere messa in discussione la loro convalida in seguito alla decisione della Consulta perché “allora dovrebbero saltare non solo i 200 deputati non ancora convalidati, ma l’intero Parlamento”. E questo scenario non è possibile perché il principio di continuità degli organi costituzionali è posto al di sopra di tutto il resto.

Due piani
Naturalmente oltre al piano giuridico c’è il piano politico. Il Parlamento è legittimato ad andare avanti, ma è evidente che i partiti dovranno rispondere ai loro elettori sul fatto di essere stati eletti con una legge definita in buona parte incostituzionale e che in parte – la Lega, l’UdC e gli ex PdL – hanno fatto approvare otto anni fa. La posizione politica dei parlamentari è diventata più difficile.

Nuova legge
Nella nota di ieri la Consulta ha spiegato che passeranno alcune settimane prima delle motivazioni della sentenza che metteranno fine al “Porcellum” per come è fatto adesso, quindi in linea teorica i partiti hanno il tempo necessario per avviare il confronto e il dibattito parlamentare su una nuova legge, in modo da arrivare a una sua definizione prima che la Consulta cambi di fatto la legge con cui sono stati eletti. Giuridicamente non cambierebbe nulla nel farlo dopo, ma politicamente sarebbe un ulteriore colpo negativo per il Parlamento: si farebbe scavalcare sul piano legislativo da un altro organo costituzionale per manifesta inadeguatezza.

Politica
La decisione della Consulta si innesta su una situazione politica molto complicata. La discussione della nuova legge elettorale in Parlamento non è mai iniziata seriamente per diverse ragioni di opportunità, a partire da quelle del Partito Democratico che nelle ultime settimane ha preferito attendere l’elezione del suo nuovo segretario prima di fare una propria proposta, per arrivare ai guai che nel PdL hanno portato addirittura a una scissione e all’uscita di Forza Italia dalla maggioranza. Le primarie per il segretario del PD saranno il prossimo 8 dicembre ed è prevedibile che già nei giorni seguenti la situazione si possa sbloccare.

Durante la sua campagna elettorale il candidato dato per favorito, Matteo Renzi, ha fatto intendere di volere una legge elettorale che produca un vincitore chiaro, ipotizzando un sistema basato sul doppio turno (Renzi dice sempre di essere a favore di una legge elettorale simile a quella applicata per i sindaci). Renzi confidava di usare la posizione di forza del PD nel governo per imporre la sua proposta, minacciando altrimenti una crisi di governo che non avrebbe giovato a Nuovo Centrodestra, partito da poco nato dalla scissione del PdL e che sarebbe svantaggiato dalle elezioni anticipate. La decisione della Consulta ha cambiato le cose: per Renzi sarà più difficile usare la leva delle elezioni anticipate per fare approvare la sua proposta di legge elettorale perché gli altri partiti più piccoli avranno l’alternativa del “Porcellum” modificato, un proporzionale puro che li potrebbe avvantaggiare.

Governo
Il governo finora si è tenuto in disparte sulla questione della legge elettorale, spiegando che il compito di ridefinirla spetta in primo luogo al Parlamento. In seguito alla decisione della Consulta, le cose potrebbero cambiare e il governo potrebbe legare la necessità di una nuova legge elettorale ai suoi piani per le riforme costituzionali. Il ministro competente, Gaetano Quagliariello (NCD), ha spiegato oggi in un’intervista su Repubblica di avere “bello e pronto” nel suo cassetto un disegno di legge per riformare il bicameralismo e ridurre il numero dei parlamentari: “Un minuto dopo che il Parlamento ci voterà la fiducia, potrà essere presentato in Consiglio dei ministri”.

Il governo vuole che nel nuovo accordo di maggioranza, reso necessario dal momento che Forza Italia è confluita all’opposizione, sia compresa anche la definizione della nuova legge elettorale. Il rallentamento degli ultimi giorni su questo piano è dovuto all’attesa per l’esito delle primarie del PD, molti dei punti in sospeso saranno discussi con il nuovo segretario non appena sarà stato eletto.