Il “testamento video” di Erich Priebke
Intervistato dal suo legale, spiega che alle Fosse Ardeatine "l'esecuzione fu terribile" ma che era "impossibile dire di no"
Giovedì 17 ottobre sono stati diffusi alcuni passaggi del cosiddetto “video testamento” di Erich Priebke, un’intervista realizzata dal suo legale Paolo Gianchini nel quale l’ex componente delle SS – morto la settimana scorsa a 100 anni – racconta la sua versione sui fatti delle Fosse Ardeatine, quando partecipò all’eccidio di 335 civili a Roma nel 1944.
Nel corso dell’intervista, realizzata nella sua abitazione di Roma, Priebke racconta che “l’esecuzione fu terribile” ma che era “impossibile dire di no”. Secondo Priebke, l’attentato partigiano compiuto dai membri dei GAP (Gruppi d’Azione Patriottica) durante il transito di alcuni soldati tedeschi in via Rasella, in cui morirono 33 persone, fu condotto come atto di provocazione per indurre la rappresaglia da parte dei nazisti: “Fu fatto sapendo che dopo l’attentato viene la rappresaglia poiché Kesselring, quando ha preso il comando in Italia, ha fatto mettere sui muri un avviso che spiegava che qualunque attentato contro i tedeschi” sarebbe stato “punito con la rappresaglia”. Priebke dice che i GAP condussero volutamente l’attacco “perché pensavano che una nostra rappresaglia poteva creare una rivoluzione popolare”.
Rispondendo alle domande del suo legale, Priebke utilizza con diversi argomenti già usati nel corso dei processi contro di lui celebrati negli anni Novanta, che portarono alla sua condanna all’ergastolo. Come disse all’epoca, Priebke spiega che “non era possibile rifiutarsi” di eseguire l’ordine per la rappresaglia: “Il capitano Schultz fu eletto da Kappler come organizzatore della rappresaglia. Lui era già stato in guerra nel fronte contro i russi ed era abituato alla morte e alle rappresaglie. Per noi, per me e gli altri, era una cosa terribile”.