Il linciaggio in Madagascar
Tre uomini, tra cui un italiano, sono stati torturati e bruciati vivi perché sospettati di essere trafficanti di organi
Giovedì 3 ottobre tre uomini sono stati linciati e bruciati da un gruppo di persone sull’isola di Nosy Be, al largo della costa nord-occidentale del Madagascar: i primi due su una spiaggia dell’isola, il terzo qualche ora più tardi nella città di Hell-Ville. Tutti e tre erano sospettati dalla folla di essere trafficanti di organi. Quello stesso giorno il cadavere di un bambino di nome Mohamad – 8 anni, era scomparso da 24 ore – era stato ritrovato sulla spiaggia di Ambatoloaka senza i genitali, il naso, gli occhi, le orecchie e la lingua.
Uno dei tre uomini era italiano: lo ha confermato il ministero degli Esteri dopo che la polizia locale ha fatto sapere di aver recuperato il suo passaporto accanto ai corpi ritrovati carbonizzati. Il quotidiano malgascio Express ha pubblicato quello che sostiene essere il nome dell’italiano ucciso: il ministero degli Esteri italiano non ha confermato la sua identità e ha fatto notare che per l’identificazione del cadavere sarà necessario più tempo, poiché «il corpo è completamente carbonizzato». Il secondo uomo era francese, era entrato in Madagascar il 15 settembre con un visto turistico per 60 giorni e il suo passaporto mostrava come avesse fatto frequenti visite nel paese. Il terzo uomo era malgascio e secondo alcuni giornali locali era lo zio del bambino ucciso, ma la notizia non è ancora stata confermata. Si sa per certo, invece, che era stato tenuto in custodia cautelare per un giorno e che era stato poi rilasciato.
L’aggressione ai tre uomini è avvenuta dopo diversi giorni di tensione in città. La popolazione era preoccupata per la scomparsa di diversi bambini. Mercoledì era stato anche assaltato il commissariato che stava conducendo le indagini e in cui era stato trattenuto l’uomo malgascio sospettato di essere coinvolto nella scomparsa: negli scontri con la polizia c’erano stati un morto e diversi feriti. Da mercoledì, dunque, la folla «aveva scatenato una caccia all’uomo», come ha riferito il vicecomandante della gendarmeria locale Guy Bobin Randriamaro.
La folla cercava il malgascio e altre due persone sospettate di essere sue complici. Secondo alcuni testimoni, queste erano state viste spostare un grosso congelatore su una barca attraccata al molo vicino alla spiaggia dove è stato ritrovato il bambino. La barca era stata perquisita ma non era stato trovato nulla di sospetto. La folla, convinta però della colpevolezza dei due uomini, aveva raggiunto l’albergo dove erano alloggiati e li aveva trascinati alla spiaggia Ambatoloaka. Dopo averli circondati e torturati, secondo quanto riferito dal generale Guy Bobin Randriamaro, i due avrebbero confessato di essere dei trafficanti di organi: sono stati dunque bruciati vivi (secondo altre fonti locali, prima di essere messi al rogo sarebbero stati impiccati). In serata il terzo uomo è stato fermato mentre si trovava sulla sua macchina nella città dell’isola e bruciato vivo. «Le forze di sicurezza sono arrivate troppo tardi», ha detto il capo della polizia.
(nella foto: persone davanti al corpo che brucia di una delle persone linciate. La foto è stata tagliata perché impressionante, la versione intera è qui; BILAL TARABEY/AFP/Getty Images)