La copertina di Time sui “Millennials”
Cioè le ragazze e i ragazzi nati dalla metà degli anni Ottanta: sempre connessi, narcisisti, pigri, ma anche pragmatici e ottimisti
Questa settimana sulla copertina del magazine americano Time c’è una giovane donna che si fotografa con un iPhone. Il titolo è dedicato ai “Millennials”, ovvero alla generazione dei giovani americani nati tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni del Duemila. Il giornale li definisce pigri, coccolati, narcisisti e superficiali – la “Me Me Me Generation”, individualista e concentrata su di sé – ma secondo Joel Stein, autore dell’articolo, anche “quelli che ci salveranno”. Sono persone che si sanno adattare molto rapidamente a un mondo che altrettanto rapidamente si modifica: sono ottimiste, fiduciose e pragmatiche. Anche se trascorrono troppo tempo sui loro telefoni.
I “Millennials”, detti anche “Generazione Y”, arrivano dopo la generazione dei Baby Boomers, nati dopo la seconda guerra mondiale e la “Generazione X” degli anni Sessanta e Ottanta. I “Millennials”, fenomeno che il Time segue da tempo e che la sociologia studia almeno da dieci anni, sono quegli ottanta milioni di ragazzi statunitensi cresciuti senza la minaccia della Guerra fredda e con una grande familiarità con la tecnologia digitale. Sono la prima generazione globale, con abitudini e modi di pensare condivisi, indipendentemente dalla parte del mondo in cui vivono, e anche quella più colpita dalla crisi economica. Sono i ragazzi che sempre Time, in un manifesto pubblicitario, aveva definito “Overeducated, Underemployed, Wildly Optmistic”: sovraistruiti, sottoimpiegati, selvaggiamente ottimisti.