La sentenza sul caso Tymoshenko
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha giudicato illegale e arbitraria la detenzione preventiva dell'ex primo ministro dell'Ucraina
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una sentenza sulla detenzione preventiva dell’ex primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko, giudicandola illegale e arbitraria. I sette giudici della Corte hanno infatti sostenuto che non c’erano motivi sufficienti per chiuderla in carcere prima della conclusione del processo. La Corte ha stabilito invece che non c’è stata alcuna violazione dell’articolo 3 e che, dunque, Yulia Timoshenko non è stata sottoposta ad alcun trattamento inumano e degradante. Quest’ultima accusa si riferiva al trasferimento di Yulia Timoshenko dal carcere correttivo di Kharkiv all’ospedale di Kharkov avvenuto il 20 aprile 2012.
Yulia Tymoshenko, ex primo ministro dell’Ucraina tra dicembre 2007 e marzo 2010 e celebre per essere stata la protagonista della “rivoluzione arancione” nel 2004, fu formalmente accusata nel dicembre 2010. Tutto iniziò nel 2009 quando Tymoshenko, a capo del governo, decise di firmare un accordo con la Russia per fissare il prezzo dovuto dall’Ucraina per gli approvvigionamenti di gas naturale. L’accordo venne giudicato da molti svantaggioso per gli interessi ucraini e stipulato senza l’accordo del resto del governo.
Il processo a Yulia Tymoshenko iniziò nel giugno 2011 e si concluse l’11 ottobre con una condanna a sette anni di prigione per abuso di potere, poi confermata in appello il 29 agosto 2012 e divenuta dunque definitiva. Durante le udienze, il 5 agosto 2011, venne però decisa la sua custodia cautelare a causa di un comportamento oltraggioso nei confronti del giudice. Tymoshenko venne immediatamente trasferita nel carcere di Kiev.
Le violazioni riconosciute dalla Corte di Strasburgo riguardano l’articolo 5, relativo al diritto di libertà e sicurezza. In particolare sono stati violati i paragrafi 4 e 5. Il paragrafo 4 stabilisce che «ogni persona privata della libertà mediante arresto o detenzione ha il diritto di presentare un ricorso a un tribunale, affinché decida entro breve termine sulla legittimità della sua detenzione e ne ordini la scarcerazione se la detenzione è illegittima» e il 5 che «ogni persona vittima di arresto o di detenzione in violazione di una delle disposizioni del presente articolo ha diritto a una riparazione».