Napolitano è stato rieletto
A larghissima maggioranza, nella sesta votazione: la ricandidatura del presidente uscente è stata chiesta da PD, PdL e Scelta Civica
Oggi pomeriggio Giorgio Napolitano è stato eletto Presidente della Repubblica per un secondo mandato, al sesto scrutinio e con 738 voti. È la prima volta che un presidente rimane in carica per più di un mandato: Napolitano, che compirà 88 anni il prossimo 29 giugno, è anche il presidente più anziano della storia repubblicana al momento dell’elezione. La proposta di un secondo mandato è arrivata da PD, PdL, Lega Nord e Scelta Civica, che stamattina hanno avuto una serie di colloqui con il presidente uscente al Quirinale. Il giuramento avverrà quasi certamente a Montecitorio lunedì 22 aprile alle ore 17, davanti all’assemblea degli elettori.
In seguito al voto, Enrico Letta ha annunciato che l’intera segreteria nazionale del Partito Democratico si è dimessa. Bersani aveva annunciato le sue dimissioni, insieme al presidente del partito Rosy Bindi, già ieri sera.
Il Movimento 5 Stelle e SEL hanno invece votato Stefano Rodotà, che al sesto scrutinio ha ottenuto 217 voti. Insieme, le due forze politiche avevano circa 200 elettori, il che significa che il numero di dissidenti dallo schieramento PD-PdL-Lega Nord-Scelta Civica – stimato intorno ai 790 elettori – è stato contenuto. Beppe Grillo ha scritto su un post del suo blog che “è in atto un colpo di Stato” (non è la prima volta che usa questi termini forti) e ha indetto una manifestazione per questa sera a Roma.
Da domani si aprono due questioni principali, una delle quali in realtà è il ritorno di una questione sospesa: quale sarà il nuovo governo italiano. SEL e PD hanno di fatto rotto la loro alleanza con il voto diverso sul presidente della Repubblica, il voto di oggi sembra un passo verso un governo cosiddetto “delle larghe intese”, che tenga insieme PD e PdL: ma bisognerà vedere guidato da chi e con quale maggioranza. La seconda questione è che cosa succede adesso al Partito Democratico, che non ha più un presidente, non ha più un segretario né una segreteria, e ha gestito i tre giorni dell’elezione del presidente in modo disastroso.
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18.49 – Cinque numeri sull’elezione di Giorgio Napolitano e sulle elezioni passate.
832: Il numero più alto di voti ottenuti da un Presidente della Repubblica, il 9 luglio per eleggere Sandro Pertini. Giorgio Napolitano ha ottenuto 738 voti.
87: Gli anni di Giorgio Napolitano, l’età più alta alla quale è mai stato eletto un Presidente della Repubblica. Il secondo posto è di Sandro Pertini, che venne eletto a 81 anni.
23: Il numero di scrutini necessari per eleggere Giovanni Leone, l’elezione del Presidente della Repubblica più lunga della storia. Cominciata il 9 dicembre del 1971, si concluse il 24 dicembre.
52%: La percentuale con cui fu eletto Giovanni Leone, la più bassa con la quale sia mai stato eletto un Presidente della Repubblica. Leone ottenne 518 voti su 996 grandi elettori. Nel 1962 Antonio Segni venne eletto con meno voti, 443, ma i votanti furono 842, dandogli una percentuale di consenso superiore a quella di Leone.
4 mesi e 11 giorni: Il mandato più breve di un Presidente della Repubblica, quello di Enrico De Nicola, eletto come Presidente provvisorio e divenuto Presidente della Repubblica in seguito all’entrata in vigore della Costituzione il 1 gennaio 1948. Il 12 maggio 1948 si tennero le prime elezioni per il Presidente della Repubblica e al quarto scrutinio venne eletto Enrico De Nicola.
18.45 – Il risultato definitivo del sesto scrutinio, annunciato da Laura Boldrini.
VOTANTI: 997
Giorgio Napolitano: 738
Stefano Rodotà: 217
De Caprio: 8
Altri: 12
Nulle: 12
Bianche: 10
I risultati ufficiali delle altre votazioni sono in questa pagina del Parlamento.
18.32 – È finito lo scrutinio, tra poco Laura Boldrini dichiarerà i risultati ufficiali.
18.31 – Con l’elezione di Giorgio Napolitano diventano operative le dimissioni di Pier Luigi Bersani da segretario del Partito Democratico, annunciate ieri sera.
18.20 – Poco prima che Napolitano raggiungesse il quorum, intorno ai 495 voti per lui, tutta l’assemblea – tranne i parlamentari del M5S – si è alzata in piedi e ha cominciato ad applaudire. La seduta è rimasta sospesa per alcuni minuti e ci sono stati anche insulti e grida tra i due schieramenti (cioè tra M5S e tutti gli altri).
18.18 – Giorgio Napolitano ha superato i 504 voti ed è quindi eletto per la seconda volta Presidente della Repubblica italiana.
18.10 – Nell’eterna serie di voti stravaganti nelle elezioni presidenziali, un voto per Francesco Guccini e uno per Michele Pisacane, parlamentare ex DC, UDEur, UdC e poi nei responsabili (non è stato rieletto). Intanto a Napolitano mancano solo una cinquantina di voti.
18.08 – 500 voti scrutinati, la rielezione di Napolitano è quasi certa.
Giorgio Napolitano: 376
Stefano Rodotà: 104
Altri: 10
Bianche: 4
+ Proiezione #Quirinale: #Napolitano 750-770 voti, #Rodotà 190-210 voti + #napolitanobis
— YouTrend (@you_trend) 20 aprile 2013
18.01 – 334 voti su 1007, un terzo dello scrutinio:
Giorgio Napolitano: 256
Stefano Rodotà: 64
Sergio De Caprio: 3
Romano Prodi: 2
Silvio Berlusconi: 1
Renato Schifani: 1
Altri: 1
Schede nulle: 3
Schede bianche: 3
17.55 – Di questo passo, elezione facile per Giorgio Napolitano e molti pochi voti in dissenso tra i partiti che lo sostengono.
17.54 – 200 schede scrutinate:
Giorgio Napolitano: 151
Stefano Rodotà: 40
Sergio De Caprio: 1
Romano Prodi: 1
Altri: 1
Nulle: 3
Bianche: 3
17.51 – Prime 100 schede scrutinate:
Giorgio Napolitano: 79
Stefano Rodotà: 17
Sergio De Caprio: 1
Nulle: 2
Bianche: 1
17.45 – Guida minima ai risultati del voto. Giorgio Napolitano è ufficialmente sostenuto da Partito Democratico, Popolo della Libertà, Scelta Civica e Lega Nord, per un totale di oltre 790 elettori. Ma SEL e Movimento 5 Stelle hanno detto che continueranno a votare per Stefano Rodotà, e c’è un piccolo gruppo di elettori del PD (tra cui Civati e Puppato) che hanno detto che non voteranno Napolitano: anche se molto difficilmente al presidente della Repubblica uscente mancheranno 290 voti tra quelli previsti, sarà un dato rilevante vedere quanti voti in meno ci saranno.
17.42 – È finita la votazione, la presidente della Camera procede allo scrutinio.
17.34 – È finito il voto dei deputati, ora tocca ai 58 delegati regionali: entro una ventina di minuti dovrebbe cominciare lo scrutinio.
17.29 – Il deputato del PD Pippo Civati ha scritto sul suo blog di aver votato scheda bianca.
17.28 – Le foto di oggi dall’aula della Camera.
17.05 – Intanto siamo circa a metà del voto dei deputati: probabilmente, tra fine del voto e scrutinio, non saremo sicuri della rielezione di Napolitano prima di un paio d’ore.
17.01 – Si spiega improvvisamente l’assenza di notizie di prima mano e la scarsità di manifestazioni pubbliche sui social network degli elettori del Partito Democratico: un esponente del partito, Davide Zoggia, ha detto a La7 che Bersani ha invitato tutti a spegnere telefonini e tablet per due ore.
16.28 – Beppe Grillo ha scritto sul suo blog che sta andando a Roma in camper – era in Friuli per la campagna elettorale delle regionali, che si tengono domenica e lunedì – e che stasera sarà davanti a Montecitorio:
Il M5S da solo non può però cambiare il Paese. E’ necessaria una mobilitazione popolare. Io sto andando a Roma in camper. Ho terminato la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese.
Sto andando a Roma. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Dobbiamo essere milioni: goo.gl/V5zpo #tuttiaroma twitter.com/beppe_grillo/s…
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 20 aprile 2013
16.16 – Per dare l’idea di che aria tira a destra – piuttosto serena nella rielezione di Napolitano, pare: gli unici che dissentono sembrano essere i 9 elettori di Fratelli d’Italia di La Russa – l’apertura del sito di Libero in questo momento:
16.05 – Mentre si aspetta la fine della sesta votazione, imperversa la fantapolitica: chi dà per certa non solo una prossima alleanza PD-PdL, ma anche un governo Amato, chi invece un governo Cancellieri, chi dice che torneranno di grande moda le conclusioni dei 10 esperti di Napolitano che sono di appena una settimana fa ma che ci eravamo già tutti dimenticati. Le certezze sono queste: l’alleanza PD-PdL è in grande difficoltà, da domani si apre la questione del governo, da domani si apre soprattutto il problema di che cosa succederà dentro il PD, perché Bersani ha già annunciato che dopo l’elezione del presidente abbandonerà il suo posto.
15.40 – Repubblica ha pubblicato un video con un commento di Stefano Rodotà sulla situazione. Rodotà è a Bari per la manifestazione La Repubblica delle idee, organizzata dal quotidiano, e dovrebbe parlare ad un evento verso le 19.
15.40 – Vendola ha tenuto una conferenza stampa alla Camera in cui ha parlato di una «sciagura per il Paese»: non tanto per la rielezione di Napolitano in sé quanto perché «è in corso la tessitura di larghe intese» per il futuro governo.
15.40 – La rielezione di Napolitano è finora stata accettata con pochissimo dissenso esplicito all’interno del PD: praticamente solo il parlamentare Corradino Mineo, Michele Emiliano e Fabrizio Barca – non parlamentare ma fresco tesserato del partito – si sono detti apertamente contrari. Bisognerà però vedere come finirà la votazione. E poi c’è un diffuso dissenso ai margini del PD e soprattutto da parte di SEL: in questo momento l’alleanza politica PD-SEL, che era salda almeno dal momento delle primarie, sembra gravemente in difficoltà.
15.18 – Se venisse rieletto, Giorgio Napolitano sarebbe di gran lunga il presidente più anziano all’inizio del suo (secondo) mandato: ha 87 anni, essendo nato il 29 giugno 1925. Al secondo posto il socialista Sandro Pertini, che venne eletto a 81 anni nel luglio 1978 (al sedicesimo scrutinio).
15.13 – Un po’ di storia. Giorgio Napolitano è l’undicesimo presidente della Repubblica italiana e venne eletto (la prima volta, a questo punto) al quarto scrutinio il 10 maggio 2006. Prima di lui, tre presidenti erano stati eletti al primo scrutinio (Enrico De Nicola nel 1948, Cossiga nel 1985 e Ciampi nel 1999) e altri due al quarto scrutinio (Einaudi nel 1948, Gronchi nel 1985). Gli altri cinque presidenti hanno avuto elezioni decisamente più problematiche: Antonio Segni nel 1962 venne eletto al nono scrutinio, Pertini (1978) e Scalfaro (1992) entrambi al sedicesimo, Giuseppe Saragat (1964) al ventunesimo – con dodici giorni tra la prima e l’ultima votazione – e Giovanni Leone (1971) attuale detentore del record, al ventitreesimo. Nessun presidente della Repubblica è mai stato rieletto, così come nessun presidente è finora stato eletto al sesto scrutinio.
15.07 – Facciamo la consueta stima dei tempi. Votano prima i senatori a vita, poi i 315 senatori, poi i 630 deputati e infine i 58 delegati regionali: ogni gruppo viene chiamato due volte (cosiddetta “prima chiama” e “seconda chiama”. Le operazioni di voto durano tra le due ore e mezzo e le tre ore, poi c’è lo scrutinio: il risultato definitivo sarà annunciato probabilmente verso le 19.
15.05 – È iniziata la sesta votazione per il presidente della Repubblica. Qui la diretta video e qui le foto dall’aula, man mano che arrivano.
14.58 – Tra i contrari alla rielezione di Napolitano – oltre a M5S e SEL – anche Fabrizio Barca, uno dei nomi di cui si parla parecchio per il futuro del Partito Democratico (quello che otto giorni fa, e sembra un secolo, aveva presentato un lungo documento sul futuro del partito).
Incomprensibile che il PD non appoggi Stefano Rodota’ o non proponga Emma Bonino
— Fabrizio Barca (@fabriziobarca) 20 aprile 2013
E a proposito: “Perché Emma Bonino non diventa presidente“, di Luca Sofri.
14.38 – Tra una ventina di minuti comincia la votazione numero sei, che sarà quasi certamente l’ultima: nel frattempo, date un’occhiata alle foto di questa mattina dalla Camera, quando tutto era ancora sospeso.
14.27 – Facciamo il punto. Questa mattina PD, PdL, Lega Nord e Scelta Civica, in una serie di colloqui con Giorgio Napolitano, hanno chiesto al presidente uscente di restare in carica per un nuovo mandato. Insieme, i quattro partiti – gli stessi che avevano concordato il nome di Franco Marini due giorni fa – hanno circa 790 elettori su 1007, moltissimi più della maggioranza semplice di 504. Napolitano ha accettato la rielezione poco dopo le 14.15: dal 1948 ad oggi, nessun presidente della Repubblica era mai rimasto in carica per più di un mandato. Il Movimento 5 Stelle e SEL, invece, dovrebbero continuare a votare Rodotà.
14.25 – Il testo del comunicato con cui Napolitano ha accettato la candidatura.
«Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità.»
14.19 – Giorgio Napolitano ha accettato di essere candidato ad un secondo mandato, come gli hanno chiesto questa mattina PD, PdL e Scelta Civica.
14.06 – Roberta Lombardi, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera ha pubblicato sul proprio profilo Facebook questo post:
Voci di palazzo accreditano Napolitano eletto al sesto scrutinio e Giuliano Amato presidente del consiglio…. I partiti hanno suonato il de profundis del paese. Napolitano bis? Ottimo per un paese che nn sa, non vuole scegliere, che nn ha il coraggio di andare avanti come chiedono i cittadini.
14.03 – Questa è la posizione di Scelta Civica sulla possibilità di un secondo mandato di Giorgio Napolitano. Il partito rinuncia quindi a sostenere Annamaria Cancellieri, come faceva da ieri.
Napolitano accetti la ricandidatura nel superiore interesse del Paese. Difficili altre soluzioni condivise in tempi brevi
— SceltaCivicaConMonti (@scelta_civica) 20 aprile 2013
13.40 – Il comunicato ufficiale con cui Napolitano conferma che PD, PdL, Lega Nord e Scelta Civica gli hanno chiesto la disponibilità ad un secondo mandato:
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina, su loro richiesta, i rappresentanti del Partito Democratico, del Popolo della Libertà e della Lega Nord. Egli ha, a conclusione, egualmente ricevuto il Presidente del Consiglio, Mario Monti, anche a nome dei gruppi parlamentari di Scelta Civica.
Infine, il Capo dello Stato ha incontrato un’ampia delegazione dei Presidenti delle Regioni.
Da tutti gli interlocutori è stata espressa la convinzione che – nella grave situazione venutasi a determinare col succedersi delle votazioni per l’elezione del nuovo Capo dello Stato – sia altamente necessario e urgente che il Parlamento in seduta comune possa dar luogo a una manifestazione di unità e coesione nazionale attraverso la rielezione del Presidente Napolitano. Gli si è rivolto perciò un caldo appello a riconsiderare in questo quadro le ragioni da lui più volte indicate di indisponibilità a una ricandidatura.
Il Presidente Napolitano si è riservato di rendere nota – nell’imminenza della ripresa pomeridiana della seduta comune – la sua decisione.
13.33 – Nell’attesa della risposta di Napolitano, mettiamo qui una dichiarazione di Stefano Rodotà, ripresa dalla pagina Facebook di SEL, che dice che il PD non lo ha mai contattato sulla questione della presidenza della Repubblica.
Ho letto che ci sono vertici del Pd irritati nei miei confronti perché non avrei mai detto che la mia candidatura non era di parte. Ma se c’è stato qualcosa cui hanno tenuto molto i parlamentari del M5S in questi giorni, è proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non apparteneva alla loro parte politica. E’ aperta a tutti, lo hanno spiegato più volte e molto bene. Per questo non l’ho sottolineato.
Leggendo queste cose che trasudano un po’ ipocrisia la mia reazione è questa: ma come? Io sono un signore che loro conoscono molto bene da alcuni anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un chiarimento, perché non li hanno usati?
In questi giorni non mi ha telefonato nessuno dal Pd. Perciò mi sono irritato. Perché vedo in questa vicenda una grande ipocrisia. Io ho lavorato tanti anni con quelle persone. Quando ha fatto loro comodo, il telefono è stato molto utilizzato.
13.28 – Comunicato del Quirinale: Napolitano dirà che cosa fa prima delle 15.
13.15 – Risultati definitivi della quinta votazione:
Votanti: 740
Schede bianche: 445
Stefano Rodotà: 210
Giorgio Napolitano: 20
Altri: 48
La sesta votazione inizierà alle ore 15.
13.07 – Tg La7 riporta una dichiarazione di Enrico Rossi, governatore della Toscana e uno dei 58 delegati regionali: Giorgio Napolitano dirà se accetta un secondo mandato entro le 13.30. Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica italiana che un presidente della Repubblica viene rieletto.
12.59 – 522 voti su 1007, poco oltre metà scrutinio:
Schede bianche: 330
Stefano Rodotà: 137
Monteleone: 11
Napolitano: 6
Emma Bonino: 6
Anna Maria Cancellieri: 3
12.50 – L’unico dato importante in questa votazione è quanti voti guadagnerà Rodotà oltre alla somma degli elettori di Movimento 5 Stelle e SEL, le uniche due forze politiche che lo appoggiano: e che insieme hanno 205 elettori. I voti in più verranno quasi certamente dal centrosinistra e dal Partito Democratico.
12.43 – 200 schede scrutinate:
Stefano Rodotà: 60
Altri: 14
Bianche: 122
12.36 – In questa votazione, diversi partiti – PD, Lega Nord, Scelta Civica – hanno votato scheda bianca. Il PdL invece non ha partecipato al voto. Per il resto, si parla molto in queste ore di una rielezione di Giorgio Napolitano ad un secondo mandato, nonostante nelle scorse settimane l’interessato abbia smentito parecchie volte di essere disponibile. Ad esempio, sul sito del Quirinale c’è questo articolo del 14 aprile, uscito sulla Stampa, che descrive Napolitano tra gli scatoloni e che si conclude così:
Per la politica è il tempo di avere coraggio, di prendere responsabilità e scegliere. Per Giorgio Napolitano è il tempo del commiato, del ritorno alle aule parlamentari, ai libri, alla musica classica e alla vita privata.
E’ già tutto pronto, tutto è stato ordinato, catalogato e trasferito, restare o peggio tornare indietro «sarebbe ai limiti del ridicolo».
12.34 – È finita la quinta votazione ed è cominciato lo scrutinio.
12.32 – Qualcuno un giorno dovrà dare un premio a Enrico Mentana, arrivato al terzo giorno consecutivo di diretta video su La7 dal Parlamento, con pause ridotte alle ore notturne e un’invidiabile freschezza.
12.26 – L’intervista di oggi di Matteo Orfini, uno dei “Giovani turchi”, con Repubblica. Orfini è durissimo con la dirigenza del suo partito. Se non vi sentite molto a vostro agio nel mare delle correnti interne del Partito Democratico, per un primissimo orientamento c’è una ricca pagina di Wikipedia.
«Non possiamo consentire al gruppo dirigente del partito di distruggere il Pd. Vanno fermati. Bisogna azzerare tutto e ricominciare da capo con un nuovo gruppo dirigente.»
Onorevole Orfini, ma tutta la catena di comando del Pd ormai è quasi saltata, con le dimissioni della Bindi e quelle già annunciate di Bersani.
«È una questione politica molto profonda, e che va al di là delle dimissioni dei singoli. In questi giorni abbiamo offerto uno spettacolo francamente indecente al paese. Il partito ostaggio di un gruppo dirigente, che da decenni ha in mano le sorti del partito, e che ha deciso di affrontare una sorta di regolamento di conti interno sul terreno più delicato e importante che ci sia: l’elezione del capo dello Stato.»
12.19 – Un video che sta girando parecchio dell’endorsement canoro di Fiorello per Rodotà, insieme a un gruppo di amici.
12.02 – Nichi Vendola chiude l’intervista con SkyTg24 ripetendo che la posizione di SEL è il voto per Stefano Rodotà.
11.56 – La questione della ricandidatura di Napolitano si fa corposa e complicata: Nichi Vendola dice a SkyTg24 che l’ipotesi «non è mai esistita» e la respinge con forza, perché aprirebbe a un accordo con Berlusconi anche per il governo. Dall’altra parte, molti riportano che Napolitano – a colloquio con Bersani e Berlusconi al Quirinale – avrebbe proposto un altro nome per cercare di risolvere la situazione: in particolare, Amato o Cancellieri.
11.33 – In questi momenti si va rafforzando l’ipotesi che Berlusconi e Bersani siano al Quirinale per chiedere a Giorgio Napolitano un altro mandato. Napolitano, che ha 88 anni, ha detto molte volte che non vuole essere rieletto. Secondo altri, invece, il colloquio con Napolitano non è per chiedere un secondo mandato, ma per concordare un nome o farne comunque un arbitro dell’attuale momento di stallo.
11.27 – Anche Silvio Berlusconi è al Quirinale dal presidente della Repubblica uscente Giorgio Napolitano, insieme a Bersani e a Letta.
11.23 – “Non si salva nessuno“, di Stefano Menichini.
Il Pd non merita di fare altri nomi per il Quirinale, oltre tutto dubito che ne troverebbe di disponibili.
Chi in queste ore strologa su D’Alema candidato non sa di che cosa parla. E anche l’ipotesi che affascina tanti democratici, fuori e dentro Montecitorio, cioè quella di spostare a sinistra l’intero asse politico eleggendo Stefano Rodotà, al di là delle opinioni appare irrealizzabile: il Pd – concetto paradossale – non potrebbe garantire a M5S i voti sufficienti.
Il dramma di questo suicidio è che si consuma senza scenari alternativi. Ci eravamo illusi ieri pensando che grazie a Prodi si potesse ricostruire qualcosa sulle macerie degli ultimi due mesi. [continua]
11.05 – Nota lieve e nostalgica. Ieri era il terzo compleanno del Post e la nostra prima fotogallery fu per un altro compleanno il giorno successivo – cioè oggi, 20 aprile – quello di Massimo D’Alema.
10.50 – Pier Luigi Bersani si trova al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano. Nelle ultime ore si è parlato dell’ipotesi che il PD chieda una rielezione di Napolitano, che però nelle scorse settimane ha detto molte volte di non essere disponibile. Alle 12, invece, Bersani dovrebbe incontrare Monti. Ieri Bersani ha annunciato le sue dimissioni, ma lascerà solo dopo l’elezione del presidente della Repubblica.
10.46 – Altra puntata della nostra rassegna: sulla prima pagina della Stampa, il direttore Mario Calabresi scrive un editoriale molto pessimista e amareggiato sul presente e sul futuro del Partito Democratico.
C’era una volta un partito che appariva come il più attrezzato per affrontare l’antipolitica, che era rimasto l’unico organizzato sul territorio e che si poteva permettere il lusso di lasciare in panchina un leader giovane che pescava consensi trasversali. Quel tempo era soltanto tre mesi fa.
Ora c’è un partito senza direzione, senza guida e diviso in correnti che si fanno una guerra spietata arrivando a usare le schede per l’elezione del Presidente della Repubblica come uno stratagemma per contarsi e controllarsi. Ogni corrente ha un modo diverso di scrivere il nome del candidato: solo il cognome, anche il nome per intero o con l’iniziale puntata, messa prima o dopo.
10.43 – Mario Monti ha detto poco fa in una conferenza stampa che a questa votazione daranno scheda bianca, invece di votare il loro candidato Annamaria Cancellieri, perché vorrebbero proporre Cancellieri come candidato condiviso: per questo, ha detto Monti, sono in corso contatti con le altre forze politiche.
10.38 – Sulla prima pagina di Repubblica (a proposito: avete visto i giornali di oggi?) c’è un editoriale di Ezio Mauro molto risentito per la mancata elezione di Romano Prodi (che ieri aveva appoggiato con discreto entusiasmo).
Ieri il cannibalismo cieco dei parlamentari ha bruciato addirittura Romano Prodi, padre dell’Ulivo, l’unico quadro dirigente europeo di cui dispone oggi la sinistra. Ribellione, mancanza di guida, cupio dissolvi, dipendenza dal flusso dei tweet più che da qualche corrente di pensiero. Le spiegazioni sono tutte valide e tutte stupefacenti, salvo una: la mediocrità di un gruppo dirigente e di una classe parlamentare che non risponde più a niente, nemmeno all’istinto di sopravvivenza.
10.29 – Diamo conto dei nomi che circolano da ieri sera come possibili candidati alla presidenza della Repubblica appoggiati dal Partito Democratico: Giuliano Amato, Massimo D’Alema, un rinnovo del mandato di Giorgio Napolitano, un sostegno del PD alla candidatura di Cancellieri. Per il momento sono poco più di voci: molti di loro erano già nella lista dei candidati possibili prima ancora dell’inizio delle votazioni.
10.07 – Il PdL ha annunciato che non parteciperà alla votazione di questa mattina. La scelta di uscire dall’aula – che il PdL aveva già fatto ieri alla quarta votazione – è probabilmente unica nella storia delle elezioni del presidente della Repubblica (mentre servì a far partire un governo, nel 1976): nessun presidente è stato mai eletto con l’assenza in aula di un partito politico, mentre ci sono stati molti casi – da ultimo l’elezione di Napolitano nel 2006 – in cui uno o più partiti hanno votato scheda bianca.
10.06 – Sandro Gozi, deputato del Partito Democratico considerato molto vicino a Romano Prodi:
Invito tutti gli elettori del centrosinistra a ringraziare calorosamente dalemiani e mariniani con la I per il delitto politico di ieri
— Sandro Gozi (@sandrogozi) 20 aprile 2013
10.00 – È iniziata la quinta votazione – qui la diretta streaming – in cui PD e PdL voteranno scheda bianca. Anche Scelta Civica potrebbe votare scheda bianca, a questo giro, in attesa di trovare qualche accordo più ampio intorno al nome di Cancellieri. SEL ha annunciato l’appoggio a Rodotà, il candidato del M5S.
Il punto sui tempi: le votazioni vere e proprie – prima i senatori, poi i deputati, poi i delegati regionali, ciascun gruppo chiamato due volte – dureranno almeno due ore e mezzo, poi ci sarà lo scrutinio dei voti: il risultato di questa quinta votazione arriverà tra le 13 e le 14.
9.55 – “Chi ha sbagliato davvero“, di Luca Sofri.
Condivido una cosa e dissento da un’altra, di quelle che ha scritto ieri sera Matteo Renzi. Dissento dalla tesi – con cui si difende dall’accusa di avere appoggiato una candidatura “poco renziana” – per cui l’elezione del Presidente della Repubblica non possa essere anch’essa un’occasione di rinnovamento di metodo e di annuncio di futuri diversi: un candidato “nuovo”, nel senso di nuovo per quel ruolo, non uno di cui si parla da anni e scelto con i canoni di sempre, si poteva e si può trovare. [continua]
9.42 – Come aveva già annunciato ieri dopo la quarta votazione, SEL ha annunciato che oggi voterà Stefano Rodotà. È il momento di un ripasso dei numeri, tenendo conto che per essere eletti è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea, 504 su 1007 (non dei presenti, quindi uscire dall’aula non abbassa il quorum). L’assemblea è composta da tutti i deputati, tutti i senatori e da 58 delegati regionali.
PD: 425
SEL: 43
Altri centrosinistra: 23
TOTALE CENTROSINISTRA: 491
PdL: 210 elettori
Altri centrodestra: 20
TOTALE CENTRODESTRA: 230
Lega Nord: 39
Movimento 5 Stelle: 162
Scelta Civica + UdC: 71
Senatori a vita: 3
Altri: 11
9.37 – Le prime pagine dei giornali di oggi.
9.30 – Tra circa mezz’ora inizierà la quinta votazione. Sarà una votazione di studio e di passaggio: il PD e il PdL dovrebbero votare scheda bianca, in modo da prendere tempo (oggi pomeriggio si voterà ancora). Al momento né il PD né il PdL hanno indicato un candidato. Restano in campo Annamaria Cancellieri, che è il candidato di Scelta Civica e che ieri ha ricevuto 78 voti alla quarta votazione, e Stefano Rodotà, che è fin dalla prima votazione il candidato del Movimento 5 Stelle e che ieri, alla quarta votazione, ha ottenuto 213 voti.
9.23 – Diciamolo subito: oggi è il compleanno di Massimo D’Alema, che ne fa 64 (è nato a Roma il 20 aprile 1949).
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Questa mattina alle 10 comincerà la quinta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica: il Post seguirà la giornata politica con un liveblog. Ieri, alla quarta votazione – la prima che richiedeva il quorum della maggioranza semplice, 504 elettori su 1007 – Romano Prodi ha ottenuto molti meno voti del previsto, dopo essere stato scelto all’unanimità nell’assemblea degli elettori del Partito Democratico. Di conseguenza, preso atto che nel suo stesso partito c’era un ampio dissenso, Pier Luigi Bersani ha annunciato le sue dimissioni da segretario del PD. Lo stesso ha fatto Rosy Bindi, che si è dimessa da presidente del partito.