Chi sono i Gesuiti
Storia, tratti fondamentali e citazioni pop dell'ordine di papa Francesco, "il primo Papa nero"
di Davide Maria De Luca – @DM_Deluca
Jorge Maria Bergoglio, ora Papa Francesco, è stato indicato immediatamente come “il primo Papa gesuita” e anche, da chi conosce abbastanza la storia della Chiesa, come un vero “Papa nero”. I Gesuiti – o più esattamente: la Compagnia di Gesù – sono un ordine tra i più importanti della Chiesa e uno di quelli con la storia più ricca. In passato hanno esplorato nuovi mondi, combattuto guerre e organizzato complotti, sono stati soppressi e poi rifondati, sono stati le guardie dei papi più intransigenti e le avanguardie del progressismo.
La fondazione
La Compagnia di Gesù venne fondata nel 1540. Erano gli anni dello scisma protestante che stava dividendo l’Europa in una serie di guerre religiose che sarebbero durate oltre un secolo. Dalla Germania Martin Lutero e gli altri riformatori predicavano contro la corruzione della Curia Romana, contro il traffico delle indulgenze e contro la ricchezza della Chiesa.
La Chiesa cattolica all’epoca si trovava in difficoltà nel rispondere a queste critiche. I Papi rinascimentali come Alessandro VI – Papa Borgia – Giulio II e Leone X erano stati grandi mecenati, intellettuali e anche piuttosto liberali, ma non esempi di virtù e morigeratezza. Alessandro VI aveva diversi figli – tra cui il famoso Cesare Borgia – Giulio II andava in battaglia con l’armatura addosso e diceva messa con la spada sull’altare, mentre Leone X si era occupato più di arte che di anime. I Papi dell’epoca erano dei particolari Principi rinascimentali, come i Medici di Firenze e i Gonzaga di Mantova, impegnati a conquistare e guerreggiare coi vicini, a spendere in opere d’arte e a tenere fastose corti.
Già prima dello scisma di Lutero, erano nate all’interno della Chiesa cattolica diverse correnti che chiedevano una riforma e un ritorno a un maggiore distacco dalle faccende temporali. Tra tutti, i Gesuiti furono il gruppo più insistente. La compagnia di Gesù fu riconosciuta ufficialmente dal Papa il 27 settembre del 1540. Era stata fondata qualche anno prima da un nobile basco, un militare che poi sarebbe diventato santo, Ignazio di Loyola.
La compagnia di Gesù
In pochi anni la Compagnia di Gesù divenne una delle fazioni più importanti della Chiesa cattolica, in grado di esercitare la sua influenza dall’Europa all’America e fino all’Estremo oriente. Per questo motivo i gesuiti sono spesso stati oggetto di caricature e di stereotipi: fanatici e devoti al Papa e al loro Superiore Generale, consiglieri dei potenti da dietro le quinte e manipolatori di fanciulli. Prima che esistesse la massoneria, il complottismo di una volta vedeva la mano dei gesuiti dietro le epidemie, le carestie e le morti sospette che colpivano i nemici della chiesa cattolica. Nell’Inghilterra di Shakespeare e di Elisabetta I quella dei gesuiti era una vera e propria paranoia.
Questi stereotipi avevano una parziale giustificazione. I gesuiti avevano l’impronta militaresca del loro fondatore Ignazio: il loro celebre motto era Perinde ac cadaver, “obbedire come corpo morto obbedisce” – più conosciuto del motto ufficiale Ad maiorem Dei gloriam, “a maggior gloria di Dio”. La loro fedeltà andava direttamente al Papa di Roma, spesso scavalcando anche i vescovi locali. Il loro Superiore Generale – cioè il capo dell’ordine – era ritenuto il capo occulto della Chiesa, che muoveva il Papa come un burattino e per questo era chiamato il “Papa Nero”.
L’istruzione per loro era fondamentale: sia nella preparazione dei singoli gesuiti – che dovevano essere esperti di teologia e diritto canonico, ma spesso erano anche linguisti, storici e scienziati (nel romanzo di Umberto Eco, L’isola del giorno prima, uno dei personaggi principali è un gesuita, padre Caspar: uno scienziato che cerca di scoprire un modo di calcolare la longitudine) – sia come strumento per diffondere il cattolicesimo. «Datemi un bambino nei primi sette anni di vita e io vi mostrerò l’uomo», recita un celebre motto gesuita. Tuttora esistono molte scuole che appartengono alla Compagnia di Gesù e in molti paesi dell’America Latina sono le scuole di più alto livello.
Anche nella loro attività missionaria i gesuiti si portarono spesso dietro l’accusa di essere troppo vicini ai potenti. I gesuiti viaggiarono sempre molto: dalle colonie portoghesi dell’India, al Giappone fino in Cina (il verso della canzone di Franco Battiato: «Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming»).
In tutti questi paesi i gesuiti cercarono, e spesso ci riuscirono, di avvicinarsi ai potenti e ai notabili dei paesi e a convertirli, in modo da convertire in un colpo solo anche le popolazioni a essi soggette. Spesso per quei re e quei potenti chi si convertivano era possibile avere accesso alle moderne armi e ai cannoni europei. A volte, in situazioni di pericolo, dietro a quei cannoni c’erano gli stessi gesuiti. Durante gli assedi di Macao e Goa, i matematici gesuiti partecipavano alla difesa aiutando a puntare l’artiglieria con le loro conoscenze di balistica.
In Sudamerica i missionari gesuiti si comportarono diversamente. Non c’erano Daimyo giapponesi o Mandarini cinesi da convertire, ma soltanto popolazioni tribali, spesso sfruttate o perseguitate dai domini coloniali spagnoli e portoghesi. Le missioni gesuite furono sempre molto vicine a queste popolazioni, opponendosi alla schiavitù e allo sfruttamento (è la storia raccontata dal film Mission).
Nel Diciottesimo secolo i gesuiti avevano accumulato tanto potere che uno dopo l’altro i regni europei decisero di espellere l’ordine dai loro territori. Tra le accuse che venivano loro rivolte c’erano quelle di voler sovvertire l’ordine sociale, di essere agenti del Papa e, soprattutto, di corrompere la gioventù. Costretto dai vari monarchi europei, il Papa soppresse l’ordine nel 1775. Da quel momento divenne un movimento clandestino.
La rifondazione
Nel 1814, dopo la prima abdicazione di Napoleone e il suo esilio all’Isola d’Elba, Pio VII ritornò trionfalmente a Roma dopo aver trascorso anni prigioniero in Francia. Era uno dei pochi “monarchi” che non si erano mai piegati a Napoleone e possedeva un prestigio indiscusso. Lo stesso anno del suo ritorno rifondò la Compagnia di Gesù. In quegli anni e in quelli successivi, all’interno della Chiesa si discuteva molto dell’atteggiamento da tenere nei confronti della modernità, intesa come il prodotto dell’illuminismo e della rivoluzione francese: liberalismo, uguaglianza e secolarizzazione della società.
I gesuiti si schierarono con la parte maggioritaria e più intransigente della Chiesa, quella che vedeva nell’Illuminismo e ancora di più nella rivoluzione francese un prodotto del demonio e una corruzione della società ordinata e gerarchica che andava sotto il nome di Antico Regime. Nel 1850 la Compagnia fondò Civiltà Cattolica, una rivista culturale che esiste ancora oggi, e tramite la quale davano voce alle loro posizioni intransigenti. In una specie di ribaltamento delle accuse che erano state fatte in passato all’ordine, ora i Gesuiti vedevano nel costituzionalismo e nelle rivoluzioni che attraversavano quegli anni, un complotto dei massoni per sovvertire la società. Il liberalismo ottocentesco era una specie di cavallo di troia che avrebbe condotto la società verso il male supremo, il socialismo.
La teologia della liberazione
Dagli anni Cinquanta la Compagnia di Gesù ha affrontato una serie di mutamenti che l’hanno resa quasi irriconoscibile rispetto alla Compagnia rifondata nel 1814. Dalle posizioni intransigenti la Compagnia è passata a posizioni molto più liberali. I protagonisti di questa svolta sono stati gesuiti come l’americano John Courtney Murray, che compì delle aperture notevoli per la chiesa nei confronti dell’aborto distinguendo tra l’immoralità del gesto e la possibilità o meno di trasformare il giudizio morale in una legge dello Stato. Murray fu uno dei più importanti promotori della Dignitatis Humanae Personae: il documento, prodotto dal Concilio Vaticano II, nel quale si affermava per la priva volta da parte della Chiesa Cattolica la libertà religiosa.
Ancora più importanti furono i cambiamenti portati avanti da Pedro Arrupe, Generale dell’ordine dal 1965 al 1983. Arrupe sottolineò l’importanza di realizzare la giustizia sociale e di combattere la povertà nella missione dell’ordine. In quegli anni si andò sviluppando in America Latina una delle correnti che hanno maggiormente connotato la Compagnia di Gesù nel secondo dopoguerra: la Teologia della Liberazione.
Si trattò di un movimento che voleva rileggere gli insegnamenti cattolici nell’ottica dei più poveri, soggetti alle diseguaglianze sociali e all’oppressione politica. Per i critici non era altro che una versione cristiana del marxismo. Il movimento prese questo nome nel 1971, ma già negli anni Cinquanta e Sessanta diversi sacerdoti e membri della compagnia avevano cominciato a sottolineare la situazione di ineguaglianza economica e oppressione politica diffusa nel continente. Il termine stesso fu inventato da un domenicano, ma personaggi come Arrupe e i sei gesuiti uccisi dall’esercito del Salvador nel 1989 hanno finito con il far associare comunemente la Teologia della Liberazione con la Compagnia.
Papa Giovanni Paolo II ne fu un grande oppositore. Accusata di essere vicina al socialismo e di rischiare di creare una frattura tra una Chiesa dei poveri e una Chiesa dei ricchi, i suoi esponenti vennero colpiti da sanzioni disciplinari e Giovanni Paolo II arrivò a nominare personalmente e direttamente il successore di Arrupe nella Compagnia di Gesù, opponendosi al candidato più liberale che era stato scelto dalla Congregazione dell’Ordine. Alcuni considerano la scelta di padre Federico Lombardi, un gesuita, come capo della sala stampa vaticana, il segno di un atteggiamento più conciliante di Benedetto XVI nei confronti della Compagnia. Lombardi sostituì Joaquín Navarro-Valls che era stato scelto da Giovanni Paolo II ed era membro dell’Opus Dei.
I gesuiti e l’Opus Dei
Da diversi anni esiste una specie di rivalità all’interno della Chiesa tra i gesuiti e l’Opus Dei, che non è un ordine ma una “prelatura personale” che al suo interno conta sacerdoti e laici. Si tratta di una storia che risale agli anni Trenta, quando il Superiore Generale dei gesuiti, Wlodzimierz Ledochowski, scrisse una lettera al Papa definendo l’appena nato Opus Dei «molto nocivo per la Chiesa in Spagna» e arrivò a definirlo una specie di “massoneria cristiana”.
Critiche all’Opus Dei ci sono state anche recentemente da parte di singoli esponenti della Compagnia di Gesù – che ovviamente non ha mai preso una posizione ufficiale di critica nei confronti dell’Opus Dei. A quanto hanno raccontato diversi fuoriusciti dall’Opus Dei, al suo interno non ci si riferisce mai ai gesuiti con il loro nome, ma si usa il termine “i soliti”, intendendo “ i soliti noti gesuiti” che fecero soffrire il fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, fatto santo nel 2002.