Il riscaldamento globale in un grafico
Lo ha diffuso la NASA insieme con una mappa che mostra le anomalie nella temperatura del 2012, che è stato uno degli anni più caldi dal 1880
I ricercatori del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA hanno concluso le loro analisi sull’andamento delle temperature sul pianeta nel corso del 2012, e hanno concluso che l’anno da poco passato è stato il nono più caldo nella serie storica di dati raccolti a partire dal 1880. I dieci anni più caldi negli ultimi 132 si sono verificati tutti nell’arco di tempo che va dal 1998 a oggi. L’ultimo a essere più freddo rispetto alla media fu il 1976. Lo studio, spiegano i ricercatori, indica che il progressivo riscaldamento delle temperature su scala globale continua a essere in corso.
La NASA ha anche diffuso la mappa del 2012 riferita alle anomalie sulle temperature rilevate dalle sue strumentazioni. Le aree rosse e le aree blu mostrano rispettivamente le zone più calde e più fredde rispetto alla media registrata tra il 1951 e il 1980. La temperatura media nel 2012 è stata pari a 14,6 °C, circa 0,55 °C più alta rispetto alla media del periodo di riferimento del Novecento. Mediamente, la temperatura del pianeta è aumentata di 0,8 °C dal 1880 a oggi, e buona parte del cambiamento si è verificato negli ultimi 40 anni.
È bene ricordare che il dato di 0,8 °C indica il riscaldamento medio di tutta la superficie del pianeta. Le temperature con cui abbiamo a che fare ogni giorno su scala locale fluttuano di continuo e sensibilmente a causa di eventi prevedibili, come il passaggio delle stagioni e l’escursione termica tra il giorno e la notte, e di altri più complessi da prevedere come le variazioni del meteo. La temperatura globale, invece, dipende sostanzialmente da quanto calore riceve il nostro pianeta dal Sole e da quanto è in grado di respingerne una parte nello spazio. E questa capacità dipende dalla presenza di particolari composti chimici nell’atmosfera, a partire dai gas responsabili dell’effetto serra, che (semplificando) non consentono al calore di fuoriuscire dagli strati atmosferici più bassi.
Il cambiamento di un grado su scala globale è quindi molto significativo perché sono necessarie enormi quantità di calore per riscaldare tutti gli oceani, l’atmosfera e il suolo per arrivare a un simile aumento. Fu sufficiente la riduzione di uno – due gradi della temperatura globale per far partire la cosiddetta “Piccola era glaciale” tra il XIV e il XIX secolo. Una riduzione di cinque gradi fu sufficiente per seppellire sotto uno spesso strato di ghiaccio il Nord America 20mila anni fa.
Che si stia verificando un riscaldamento globale è evidente e nella comunità scientifica chi sostiene il contrario è ormai in netta minoranza, anche se il tema continua a essere molto dibattuto. Non si può dire con certezza invece quale sia la causa dell’aumento delle temperature, che potrebbe essere quindi dovuta a fattori naturali o all’attività dell’uomo. I ricercatori della NASA spiegano che i dati fino a ora raccolti suggeriscono che si tratti della seconda ipotesi.
Insieme con la mappa è stato pubblicato anche un video che mostra efficacemente le anomalie nelle temperature sul globo terrestre dal 1880 a oggi. L’aumento delle aree più calde della media negli ultimi anni del Novecento e nei primi del Duemila evidenzia come si siano raggiunti picchi nelle temperature in diverse parti del mondo.
Il grafico mostra le anomalie nelle temperature su base annua dal 1880 al 2011 rilevate e stimate da quattro diversi centri di ricerca: gli statunitensi GISS e National Climatic Data Center del NOAA, il britannico Met Office Hadley Centre e l’Agenzia meteorologica giapponese. Tutti e quattro i centri di ricerca raccolgono i dati sulle temperature da punti di rilevazione in giro per il mondo ed effettuano analisi indipendenti per determinare la presenza o meno di anomalie rispetto alle temperature medie. Ci sono alcune visibili variazioni, ma nel complesso tutti e quattro i centri di ricerca indicano che nella serie storica gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi. Per lo studio dei cambiamenti climatici sono infatti importanti le analisi basate su ampi periodi di tempo e non su un solo anno, per questo i ricercatori ritengono rilevante la variazione dell’ultimo decennio.