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35 manifesti elettorali americani
Un manifesto elettorale del repubblicano Ronald Reagan insieme al suo vice George H.W. Bush, nel 1984. Reagan sconfisse il democratico Walter Mondale. (LIbrary of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Ronald Reagan insieme al suo vice George H.W. Bush, nel 1984. Reagan sconfisse il democratico Walter Mondale. (LIbrary of Congress)
Un manifesto elettorale di Bob Kennedy, nelle primarie democratiche del 1968. Fu assassinato il 6 giugno, due mesi prima della Convention democratica, che scelse come candidato l’allora vicepresidente Hubert Humphrey contro il pacifista Eugene McCarthy. Alla fine Humphrey fu sconfitto dal repubblicano Richard Nixon. All’elezione presidenziale partecipò anche l’indipendente George Wallace. (Library of Congress)
Un manifesto del repubblicano James Garfield nel 1880. Viene ritratto come un contadino con una falce in mano in un campo di fronte alla Casa Bianca; lo slogan significa Farsi strada alla Casa Bianca. Garfield era nato in Ohio in una famiglia di pionieri di umili origini e si era pagato gli studi facendo svariati lavori, tra cui il contadino e il carpentiere. Vinse, battendo il democratico Winfield Scott Hancock. (Library of Congress)
Il democratico Jimmy Carter in un manifesto del 1976. Prendendo spunto dalle sue iniziali (JC, le stesse di Jesus Christ) viene dipinto come una sorta di salvatore moderno, come sottolinea anche lo slogan J.C. può salvare l’America. Carter vinse, battendo il repubblicano Gerald Ford. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Richard Nixon, nel 1968. Nixon batté il democratico Hubert Humphrey e l’indipendente George Wallace. (Library of Congress)
Un manifesto della candidata alla primarie democratiche del 1972 Shirley Chisholm. Chisholm fu la prima donna afroamericana eletta al Congresso, nello stato di New York, e fu anche la prima donna a candidarsi per la nomination democratica alla presidenza. Ottenne il 5 per cento dei voti dei delegati della Convention democratica, che elesse George McGovern con il 57 per cento dei voti. McGovern fu battuto dal repubblicano Richard Nixon, che gli inflisse quella che è ricordata come la più grave sconfitta elettorale subita da un candidato presidente. (Library of Congress)
Un manifesto del repubblicano William H. Taft nella campagna elettorale contro il democratico William J. Bryan e il socialista Eugene V. Debs, nel 1908. Taft venne eletto 27esimo presidente. È ricordato, tra le altre cose, per avere inaugurato il presidential pitch, cioè il primo lancio del campionato di baseball riservato appunto al presidente. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Ulysses Grant e del suo vice Schuyler Colfax nelle elezioni presidenziali del 1868, le prime dopo la fine della guerra civile. Grant era stato un generale unionista durante la guerra e godeva di grande popolarità negli stati del nord. Vinse, sconfiggendo il democratico Horatio Seymour. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano William McKinley in coppia con l’allora governatore di New York Theodore Roosevelt contro il democratico William Jennings Bryan, nel 1900. McKinley, che era già stato eletto nel 1896, vinse nuovamente l’elezione. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del democratico Franklin D. Roosevelt e del suo vice Harry Truman nel 1944. Roosevelt, che era al suo terzo mandato, batté il repubblicano Thomas Dewey. Morì però il 12 aprile del 1945 e Truman gli successe alla presidenza. (Library of Congress)
Il manifesto del governatore del Minnesota Eugene McCarthy, che si candidò alle primarie democratiche del 1968 sfidando l’allora presidente democratico Lyndon Johnson. McCarthy, che aveva come punto principale del suo programma la fine della guerra in Vietnam, ottenne il 42 per cento del voto popolare nelle primarie del New Hampshire contro il 49 per cento conquistato da Johnson. Quattro giorni dopo si candidò anche Bob Kennedy e due settimane dopo Johnson annunciò il ritiro e il suo posto fu preso dal vicepresidente Hubert Humphrey. Humphrey vinse la nomination ma fu sconfitto dal repubblicano Richard Nixon. Alla corsa presidenziale partecipò anche l’indipendente George Wallace. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale di Jesse Jackson, nel 1988. Jackson si era già candidato alle primarie democratiche per la presidenza nel 1984, il secondo afroamericano a farlo (la prima fu Shirley Chisholm nel 1972). Alla Convention democratica ottenne il 29 per cento dei voti contro il 70 per cento di Michael Dukakis, che fu sconfitto nelle elezioni presidenziali dal repubblicano George H.W. Bush. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del democratico John F. Kennedy che vinse nel 1960 contro il repubblicano Richard Nixon. (Library of Congress)
Un manifesto del repubblicano Calvin Coolidge nelle elezioni presidenziali del 1924, in cui sfidò il democratico John Davis e il progressista Robert La Follette. Coolidge era stato eletto vicepresidente di Warren Harding nel 1920: questi morì nel 1923 e Coolidge gli successe alla presidenza. Da qui il gioco di parole del manifesto Keep cool with Coolidge (Avanti alla grande con Coolidge). Venne rieletto. (Library of Congress)
Un manifesto di Barry Commoner e LaDonna Harris, nominati alla presidenza del Citizens Party, ambientalista e liberale, fondato dallo stesso Commoner nel 1979. L’elezione fu vinta dal repubblicano Ronald Reagan, che batté il democratico Jimmy Carter e l’indipendente John Anderson. (Library of Congress)
Un pacco di sigarette El biejo onesto Abe (Il vecchio onesto Abe), che usò l’immagine dell’allora candidato presidenziale repubblicano Abraham Lincoln per farsi pubblicità e, allo stesso tempo, per sostenerlo nella corsa elettorale del 1860. Lincoln vinse, sconfiggendo il democratico Stephen Douglas, il sudista John C. Breckinridge e John Bell del partito dell’Unione costituzionale. (Library of Congress)
Un manifesto del democratico Barack Obama nelle elezioni 2008. Il manifesto fu disegnato dall’illustratore Shepard Fairey e divenne una delle immagini più simboliche della campagna elettorale, in cui Obama sconfisse il repubblicano John McCain. È considerato uno dei più bei manifesti elettorali di tutti i tempi. (BarackObama.com)
Un manifesto particolarmente aggressivo del repubblicano James Fremont contro il democratico James Buchanan, nel 1856. Vinse Buchanan. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Richard Nixon che correva contro il democratico George McGovern, nel 1972. Vinse Nixon, infliggendo a McGovern la più grave sconfitta elettorale mai subita da un candidato presidente. (Library of Congress)
Un manifesto di Henry A. Wallace, candidato presidente nel 1948 per il Progressive Party. L’elezione fu vinta dal democratico Harry Truman, che sconfisse il repubblicano Thomas Dewey e Strom Thurmond del partito segregazionista Dixiecrat (Library of Congress)
Un manifesto del comico Dick Gregory, che si candidò alle presidenziali del 1968 con il Partito della pace e della libertà, prendendo 47 mila voti. Le elezioni furono vinte dal repubblicano Richard Nixon, che sconfisse il democratico Hubert Humphrey e l’indipendente George Wallace. (Library of Congress)
Lo spartito musicale di una canzone della campagna elettorale del repubblicano Herbert Hoover che, nel 1928, sconfisse il democratico Al Smith. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Abraham Lincoln, che divenne presidente nel 1860 battendo il democratico Stephen Douglas. Il nome del presidente è scritto senz’acca. (Library for Congress)
Un manifesto di George Romney, candidato alle primarie repubblicane per la presidenza nel 1968 e padre di Mitt Romney. Fu sconfitto da Richard Nixon, che venne eletto, battendo il democratico Hubert Humphrey e l’indipendente George Wallace. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del democratico George McClellan con il suo vice George Pendleton, nel 1864. Fu sconfitto dal repubblicano Abraham Lincoln. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del democratico Andrew Jackson, che sconfisse John Quincy Adams nel 1828. (Library of Congress)
Un manifesto della campagna elettorale del democratico Barack Obama, nel 2008. Obama vinse sul repubblicano John McCain. (BarackObama.com)
Un manifesto elettorale di Henry Clay, del Partito nazionale repubblicano, del 1832. L’immagine ritrae l’allora presidente e candidato democratico Andrew Jackson come Re Jackson primo, accusandolo di voler riportare negli Stati Uniti il dominio britannico. Jackson però si era sempre presentato come il candidato del popolo e sconfisse facilmente Clay. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del comitato degli elettori indipendenti a sostegno del democratico Frank D. Roosevelt, nel 1944. Roosevelt, che era già al suo terzo mandato, venne rieletto, battendo il repubblicano Thomas Dewey. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del repubblicano Thomas Dewey che sfidò Franklin D. Roosevelt nel 1944. Lo slogan è un gioco di parole con il cognome di Dewey che ricorda l’espressione Do we or not?, che significa Lo facciamo o no?. Fu eletto Roosevelt, per la quarta volta. (Library of Congress)
Il repubblicano William McKinley in un manifesto del 1896: fu eletto battendo il democratico William Jennings Bryan (Library of Congress)
Il repubblicano Dwight Eisenhower in un manifesto del 1952, quando sconfisse il democratico Adlai Stevenson. (Library of Congress)
Il candidato repubblicano Gerald Ford in un manifesto del 1976. Ford è ritratto come il personaggio televisivo Fonzie di Happy Days, richiamato anche nello slogan Happy days are here again (Sono tornati i giorni felici). Ford fu però battuto dal democratico Jimmy Carter. (Library of Congress)
Un manifesto elettorale del democratico George McGovern nelle elezioni del 1972: venne pesantemente sconfitto dal repubblicano Richard Nixon. (Library of Congress)
Un manifesto del democratico Walter Mondale che sfidò il repubblicano Ronald Reagan nel 1984. L’immagine richiama il quadro La libertà che guida il popolo, dipinto nel 1830 dal pittore francese Eugène Delacroix. Mondale fu però sconfitto. (Library of Congress)