Chi era Maria Montessori
La pedagogista e scienziata italiana è la protagonista del doodle di Google di oggi per ricordare i 142 anni della sua nascita
Maria Montessori, pedagogista e scienziata italiana, è la protagonista del doodle di Google di oggi. Al posto del tradizionale logo, nella pagina principale del motore di ricerca c’è un disegno che mostra alcuni strumenti educativi tipici del cosiddetto “metodo Montessori” per ricordare i 142 anni dalla nascita dell’educatrice e il suo ruolo nell’elaborazione di nuovi metodi educativi.
Maria Montessori nacque il 31 agosto del 1870 a Chiaravalle, un paese in provincia di Ancona. Quando aveva tre anni, la famiglia si trasferì a Firenze e pochi anni dopo a Roma sempre per motivi lavorativi del padre. E proprio grazie ai diari tenuti all’epoca dal padre, abbiamo qualche informazione sulla sua, di infanzia, di Maria Montessori. Frequentò le scuole elementari senza brillare particolarmente, anche a causa di diversi problemi di salute che le fecero perdere molti giorni di lezioni. I genitori le fecero studiare francese e pianoforte, studi che abbandonò relativamente presto.
Le cose, scolasticamente, iniziarono ad andare meglio a partire dagli undici anni, quando mostrò una certa inclinazione per le materie scientifiche. Frequentò la Regia scuola tecnica, da poco aperta a Roma, e si diplomò con 137/160. Si iscrisse alla facoltà di Medicina della Sapienza e divenne una delle prime donne a laurearsi in questo ambito in Italia, nel 1896. Durante il periodo universitario concentrò i propri studi e le ricerche in pediatria, psichiatria e igiene, argomenti di cui si sarebbe occupata a lungo anche dopo l’università.
Una volta laureata, divenne assistente alla clinica psichiatrica universitaria di Roma e si dedicò ai bambini con problemi psichici. Si rivelò un periodo molto importante per Montessori, che attraverso convegni e conferenze in giro per l’Europa ebbe modo di conoscere e approfondire metodi e teorie sul recupero dei “bambini anormali”, come venivano definiti all’epoca. Portando avanti in parallelo il proprio impegno per l’emancipazione femminile, nel 1898 presentò a Torino, nel corso di un congresso pedagogico, i risultati delle proprie ricerche sui bambini, ottenendo la direzione della scuola magistrale ortofrenica di Roma.
Nei primi anni del Novecento aprì nella zona di San Lorenzo la sua prima “Casa dei Bambini”, in cui applicò un innovativo sistema per la scuola dell’infanzia, raccontato poi nel libro Il metodo della pedagogia scientifica. Il volume le diede un notevole successo anche all’estero, suscitando particolare interesse nel Nord America. Negli anni Venti, intorno a Montessori nacque il movimento montessoriano, da cui originarono la scuola magistrale Montessori e l’Opera nazionale Montessori. Nei primi anni il regime fascista incentivò e promosse l’apertura di nuove “Case dei Bambini”: da un lato Mussolini aveva l’esigenza di ridurre il forte tasso di analfabetismo in alcune aree d’Italia e, dall’altro, pensava di poter sfruttare il lustro internazionale di Montessori a proprio favore. Negli anni seguenti, soprattutto dopo il delitto Matteotti e le ulteriori chiusure del regime, i rapporti con Montessori si deteriorarono: molte scuole furono chiuse e la stessa Maria Montessori fu sostanzialmente emarginata dal fascismo.
Nel 1933 a Maria Montessori non restò che dimettersi dall’Opera nazionale e l’anno seguente fu praticamente costretta ad abbandonare l’Italia. Iniziò a viaggiare molto e, nel corso della Seconda guerra mondiale, fece un lungo viaggio in India dove continuò a lavorare alle proprie teorie sulla pedagogia, tornando in Europa solamente nel 1946. L’anno seguente rientrò in Italia e ottenne la possibilità di rimettere in piedi l’Opera nazionale, che si fece nuovamente promotrice dei sistemi pedagogici montessoriani. Trasferitasi nei Paesi Bassi, Maria Montessori morì a Noordwijk il 6 maggio del 1952.
Maria Montessori viene principalmente ricordata per il metodo di insegnamento che ideò per i bambini. Il metodo Montessori si basa principalmente su un assunto: l’allievo deve essere libero di sperimentare per conto proprio, perché solamente attraverso la libertà si possono favorire la creatività e altre doti presenti nella natura dei bambini. Attraverso questo processo, il metodo deve far emergere e far comprendere l’importanza della disciplina, dando agli allievi le risorse per imparare a regolarsi da soli e a seguire quando necessario le regole.
Montessori puntò principalmente sulla pedagogia scientifica, sostenendo che fosse necessario un nuovo approccio scientifico nel campo dell’educazione. E il metodo, usato ancora oggi in centinaia di scuole in giro per il mondo, ne è la dimostrazione: oggetto dell’osservazione scientifica non deve essere semplicemente il bambino in sé, ma tutte quelle dinamiche che lo portano a compiere scoperte e che si basano sulla sua spontaneità. Per poter scoprire le cose, e imparare, il bambino deve inoltre avere un mondo a portata di mano. Montessori introdusse il concetto di una scuola a misura di bambino, e non di adulto come accadeva nei primi del Novecento. Un ambiente più amichevole e meno ostile divenne l’elemento necessario per mettere a proprio agio i bambini e consentire loro di interagire con più naturalità, primo passo verso l’apprendimento.
La “Casa dei Bambini” realizzata nel 1907 era una chiara dimostrazione pratica del nuovo metodo. Tutto l’arredamento fu progettato per essere proporzionato alle possibilità e alle esigenze dei bambini. Al suo interno c’erano anche strumenti e soluzioni didattiche simili a quelle proposte oggi dal doodle di Google, soluzioni tese ad attivare la creatività e l’apprendimento attraverso il gioco e la possibilità di sperimentare.
Nel corso degli anni il metodo Montessori è stato ciclicamente criticato per l’eccessiva contrapposizione tra il mondo del bambino e quello dell’adulto, ritenuta in alcuni casi artificiosa. Altri hanno criticato la scelta dei materiali didattici e della costruzione di una realtà a misura di bambino. È stato anche osservato che il metodo montessori privilegia l’apprendimento in autonomia, riducendo le occasioni di interazione con gli altri bambini. Critiche a parte, il metodo montessori è applicato ancora oggi in molti paesi del mondo. Lo scorso anno se ne tornò a parlare molto in seguito a un articolo del Wall Street Journal dedicato alla “mafia Montessori”, una sorta di élite creativa costituita da chi ha frequentato le scuole montessoriane e che conta tra gli altri i fondatori di grandi realtà del Web come Amazon, Google e Wikipedia.