La nuova legge francese sulle molestie sessuali
Una nuova definizione nel codice penale e, soprattutto, la fine di un vuoto giuridico che durava da mesi
Il Parlamento francese ha approvato ieri all’unanimità una legge che introduce una nuova definizione di reato di molestie sessuali. Il testo con la nuova proposta era stato presentato dal governo con procedura accelerata per riempire il vuoto giuridico determinato a maggio da una sentenza della Corte costituzionale che aveva abrogato, per mancanza “di chiarezza e precisione” nella definizione, il reato di molestie sessuali.
La legge approvata ieri iscrive nel codice penale una nuova e più ampia definizione di “molestie sessuali”. Finora la definizione si applicava ai casi di minacce ripetute: ora anche i singoli atti di minaccia a sfondo sessuale saranno considerati una molestia. Una prima definizione prevede l’imposizione «a una persona, ripetutamente, di commenti o comportamenti di natura sessuale che violano la sua dignità a causa del loro carattere degradante o umiliante»; la seconda assimila alla molestia sessuale «il fatto, anche non ripetuto, di utilizzare qualsiasi forma di pressione con l’obiettivo reale o presunto di ottenere una prestazione di natura sessuale».
Questi reati saranno puniti con due anni di prigione e 30mila euro di multa; con tre anni di carcere e 45mila euro in caso di circostanze aggravanti: se per esempio il molestatore ha autorità sulla vittima o se la vittima è considerata persona vulnerabile o ha meno di 15 anni. La legge prevede anche la protezione contro le molestie sessuali commesse «nei luoghi di formazione» come le università, sui luoghi di lavoro o durante un colloquio di lavoro.
Dopo l’approvazione della nuova legge, la ministra della Giustizia Christine Taubira ha detto: «Ora le vittime di molestie sessuali potranno nuovamente ricorrere ai tribunali. Qui ora saranno protette, e protette meglio perché il reato è stato definito con più precisione, copre uno spazio più ampio e le sanzioni sono proporzionate alla gravità dei fatti».
Nel maggio del 2012, infatti, il Consiglio Costituzionale francese aveva deciso di abrogare, con effetto immediato, la legge istituita dal Codice Penale nel 1992 per regolare in Francia i reati di molestie sessuali. La definizione di “molestia sessuale” era stata considerata troppo generica e soppressa con l’immediata estinzione dei procedimenti giudiziari in atto e con la creazione di un vuoto giuridico che le organizzazioni femministe francesi avevano definito «catastrofico». Quelle stesse organizzazioni si erano pronunciate a favore dell’abrogazione della legge nella sua prima formulazione, ma non certo in modo da creare un vuoto giuridico. Erano state indette anche delle manifestazioni di protesta a Parigi.
Il vuoto giuridico e la decisione del Consiglio Costituzionale francese dipendevano anche, e soprattutto, da un caso privato: quello dell’ex deputato settantenne Gérard Ducray, che era stato condannato in appello il 15 marzo 2011 a tre mesi di prigione e al pagamento di 5mila euro per aver molestato delle sue collaboratrici. Gli avvocati di Gérard Ducray – che sostenevano non si trattasse di molestie ma di “tentativi di seduzione” – avevano fatto ricorso al Consiglio Costituzionale facendo riferimento (relativamente all’articolo del codice penale che definiva la molestia sessuale) al dubbio di costituzionalità, il cosiddetto QPC (Question Prioritaire de constitutionnalité). Gérard Ducray aveva vinto la causa e la legge era stata interamente cancellata.
François Hollande già in campagna elettorale si era impegnato, in caso di vittoria, per creare velocemente una nuova legge e colmare il vuoto giuridico. Subito dopo la formazione del governo la nuova maggioranza aveva presentato la nuova proposta di legge, che ora è stata approvata. La legge è arrivata dopo che all’Assemblea nazionale francese Cécile Duflot, ministro della giustizia territoriale e dell’alloggio, era stata fischiata e criticata da una parte dei deputati dell’UMP, il partito di opposizione di centro destra, a causa del suo vestito floreale. Per rispondere ai commenti Duflot aveva cominciato il suo discorso con queste parole: «Signor Presidente, signore e signori deputati, ma soprattutto signori deputati, evidentemente».