È iniziato il processo alle Pussy Riot
Cioè la punk band femminile russa che cantò in una chiesa di Mosca "Madonna, liberaci da Putin": rischiano sette anni di carcere
È iniziato ieri in Russia il processo a tre dei membri delle Pussy Riot, una band musicale punk composta da sole donne e protagonista di una serie di proteste contro il governo e Putin. La polizia ha transennato il palazzo di giustizia e le strade intorno all’edificio. Nadezhda Tolokonnikova, 23 anni, Maria Alekhina 24 anni, e Ekaterina Samutsevich, 29 anni, sono in carcere dal 21 febbraio scorso a causa di un’esibizione che ha irritato il governo e la Chiesa ortodossa: le Pussy Riot sono salite sul presbiterio della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e hanno cominciato a cantare una specie di preghiera punk con il ritornello “Madonna, liberaci da Putin”.
La band Pussy Riot, composta da una trentina di ragazze che si esibiscono a rotazione, sempre mascherate con calze di lana pesante dai colori sgargianti, sono riuscite a esibirsi per una trentina di secondi prima di essere cacciate dalle guardie di sicurezza della chiesa. Sembrava finita lì: era già capitato altre volte che dopo le loro esibizioni nei luoghi famosi di Mosca le ragazze venissero invitate dalla polizia a recuperare i loro strumenti e andarsene. Ma la Chiesa Ortodossa ha chiesto al governo di intervenire. Le tre ragazze sono in prigione da più di sei mesi e ci resteranno almeno fino al 30 gennaio: venerdì scorso il giudice ha esteso la loro detenzione per altri sei mesi. Sono accusate di teppismo con l’aggravante dell’odio religioso, rischiano fino a 7 anni di carcere.
Nadezhda Tolokonnikova è una studentessa di filosofia, Maria Alekhina ha studiato giornalismo e scrittura creativa e Ekaterina Samutsevich ha una laurea in programmazione informatica. La band Pussy Riot combina le sue performance con idee radicali di sinistra e femminismo e cita Michel Focault e Julia Kristeva. Alla prima udienza del processo, l’avvocato delle ragazze ha letto in aula una dichiarazione in cui si dichiarano innocenti e dicono di aver agito per “cambiare il sistema politico in Russia”, anche se si scusano per aver offeso i sentimenti dei fedeli, ammettendo di aver commesso un “errore etico”.
Secondo l’accusa, le parti lese sono una dozzina: le guardie presenti all’esibizione, un sagrestano e un chierichetto. Uno degli avvocati delle guardie di sicurezza sostiene che il suo cliente è stato così turbato che ora sta soffrendo disturbi del sonno. In un’intervista a un giornale russo, hanno definito la band “una cospirazione criminale globale e travolgente, che potrebbe degenerare in eventi analoghi all’11 settembre”.
Mentre Putin non ha ancora detto una parola sul caso, il primo ministro russo Medvedev in un’intervista al Times ha detto che le ragazze si devono ritenere «fortunate a essere nate in Russia, perché in altri paesi la punizione sarebbe stata molto più dura», aggiungendo che «prima di allarmarsi bisogna aspettare il verdetto della giuria. Se saranno giudicate innocenti, vuol dire che sono fortunate: sono riuscite a diventare famose senza pagare nulla». Amnesty International ha già chiesto che le ragazze siano rilasciate e ha espresso “seri dubbi” sull’equità del processo. Anche Sting, i Red Hot Chili Peppers e Peter Gabriel hanno chiesto la scarcerazione delle ragazze, che hanno un gruppo di sostegno su Internet e una pagina Facebook.
Foto:Natalia Kolesnikova/GettyImages