La storia di Arianna Huffington
Intanto che aspettiamo lo Huffington Post italiano e che le voci sul suo direttore italiano si intensificano e confondono
La settimana scorsa lo Huffington Post, giornale online statunitense, ha vinto il suo primo premio Pulitzer. È stata una nuova sanzione del suo ruolo tra i media americani e mondiali, e della sua partecipazione ormai solida al mondo dell’informazione mainstream (come ha spiegato Vittorio Zucconi). Ma prima c’erano stati i suoi straordinari successi di numeri e penetrazione in rete, e l’invenzione di una formula fortunatissima: tutto costruito – a partire dal nome – intorno alla fondatrice e direttrice Arianna Huffington, che diventerà un personaggio ancora più noto e interessante anche in Italia non appena sarà online la versione italiana dello Huffington Post, annunciata come imminente ormai da qualche mese: e di cui tra gli addetti ai lavori si discute soprattutto per le ipotesi sul direttore, che ultimamente insistevano molto su Lilli Gruber, ma ieri al Festival del Giornalismo di Perugia il direttore di Repubblica – partner del nuovo sito – ha detto “non credo sarà lei”.
Arianna Huffington è una donna straordinaria con una storia straordinaria che ha avuto evoluzioni biografiche, geografiche, politiche e professionali assai varie. Qualche giorno fa l’ha ben condensata Michael Shapiro, in una storia sulla nascita dello Huffington Post pubblicata dalla Columbia Journalism Review.
Arianna Huffington, nata Stassinopoulos, figlia del proprietario greco di un quotidiano di scarso successo, fugge a Londra da un’adolescenza relativamente solitaria ad Atene, e qui nell’ordine entra in un’associazione studentesca e a) scopre il potere delle parole b) conosce un sacco di gente, e quindi c) comincia d apparire in tv d) scrive un bestseller sul femminismo e e) conosce e si innamora del critico letterario Bernard Levin che, scherzerà spesso lei, ha il doppio dei suoi anni e metà della sua altezza. Lei è uno e settantacinque. Si separa da Levin dopo sette anni: lei vuole dei figli, lui no. Scrive altri due libri (il secondo è una biografia di Maria Callas che subisce una causa per plagio che si conclude con il patteggiamento con uno scrittore che lei più tardi riterrà un amico) e si trasferisce a New York, dove, con l’aiuto di gente come Ann Getty e Barbara Walters diventa così onnipresente sulla scena sociale dell’Upper East Side festaiolo che nel 1983 il New York magazine pubblica un suo ritratto: “Fortune e fortune di Arianna Stassinopoulos”. Tre anni dopo sposa l’ereditiere del petrolio e del gas texano Michael Huffington, un repubblicano di cui aiuta la carriera politica fino alla sua elezione al Congresso nel 1992. Durante la sua fallimentare campagna per il Senato nel 1994, la splendente immagine di nuova ragazza arrivata in città di Arianna si trasforma in quella di una calcolatrice che ricorda la Angela Lansbury di Va’ e uccidi. Il matrimonio finisce nel 1997 – Michael Huffington rivelerà poi di essere bisessuale – lasciando Arianna con una casa in un lussuoso quartiere di Los Angeles che condivide con sua sorella e due figlie, e con la solida reputazione di una donna di opinioni originali su stili di vita alternativi e sani (è fanatica sul sonno), stimolate dal suo rapporto con un tal John-Roger, leader del culto “Movimento per la consapevolezza spirituale interiore”. Arianna, collaboratrice della National Review, diventa “progressista”. Si candida a governatore. Prende meno dell’1% dei voti. Torna a scrivere libri – saranno 13 in tutto – e apre un blog, Ariannaonline, quando in una mattina d’autunno del 2004 Jonah Peretti arriva a casa sua.
Jonah Peretti era allora un giovane laureato del MIT che studiava la Rete e soprattutto le reti e le relazioni, ed era stato coinvolto nella discussione del progetto che diventò lo Huffington Post da Ken Lerer, imprenditore, editore e futuro fondatore dell’Huffington Post con Arianna. Peretti, che a sua volta sarà poi fondatore e capo di un sito di news virali di grande successo, Buzzfeed, dice di Arianna Huffington: «È in grado di far sembrare le relazioni più deboli delle relazioni forti, e questo crea un vasto network di tutte le persone più diverse che le sono legate. È una cosa importantissima per creare potere”.
(I numeri dello Huffington Post)
Luca Sofri, il direttore del Post, che intervistò Arianna Huffington per Wired all’inizio del 2009, conferma l’impressione di una donna dalla capacità unica di costruire relazioni con tutti.
«Era venuta a Roma, era la prima volta che la vedevo: parlammo per un’ora, poi aveva un appuntamento e mi propose di accompagnarla nel viaggio in macchina, durante il quale mi offrì di aprire un blog sullo Huffington Post (come a migliaia di altri). Da allora ogni volta che le scrivo una mail mi risponde nel giro di un’ora, mettendomi immediatamente in contatto con le persone che pensa mi possano aiutare e raccomandandomi a loro personalmente. Una delle ultime volte che ci siamo visti, a pranzo a Milano, mi ha salutato in fretta per correre a prendere un aereo, era in ritardo, ma sulla soglia è stata fermata da due ragazzi con una videocamera che volevano intervistarla: ha posato la borsa ed è stata con loro altri cinque minuti. È una persona di una disponibilità incredibile che non si riesce a capire come possa conciliare con il milione di cose che fa: grande macchina intorno a lei, probabilmente»
Huffington compie 62 anni quest’anno. Un anno fa ha venduto lo Huffington Post alla grande società di comunicazioni e media AOL, rimanendone formalmente e sostanzialmente a capo. L’intesa col gruppo Espresso sulla nascita dello Huffington Post italiano – come quelle in Francia e in Spagna – prevede che l’ultima parola sul direttore ce l’abbia lei. Tre mesi fa aveva annunciato che entro tre mesi l’edizione italiana sarebbe stata online: c’è evidentemente qualche ritardo, ma è probabile che presto Arianna Huffington diventi un personaggio molto più familiare e citato nell’informazione italiana.
– Newsweek: Com’è fatto lo Huffington Post