Il processo a Breivik, finora
Oggi per la prima voltà si è scusato con alcune vittime dei suoi attacchi e ha detto che la strage dell'anno scorso è stata solo "un piccolo atto barbarico"
Oggi è stato il sesto giorno di udienze al processo a Anders Behring Breivik, l’autore degli attentati a Oslo e sull’isola di Utøya del 22 luglio scorso, in cui morirono 77 persone e 300 furono ferite. Per la prima volta Breivik si è scusato con alcune sue vittime, da lui definite “innocenti”, ossia i feriti provocati dall’esplosione della bomba di Oslo: secondo Breivik queste persone non rappresentavano i suoi “nemici”, cioè la classe dirigente norvegese. Breivik ha anche detto di aver commesso “azioni contronatura” ma che sono state un “piccolo atto barbarico per evitare un atto barbarico più grande”, e cioè l’islamizzazione della Norvegia e il multiculturalismo.
Breivik si è dichiarato, ancora una volta, sano di mente e ha detto che “farà di tutto per evitare il carcere psichiatrico”, dove potrebbe essere rinchiuso qualora il tribunale di Oslo lo giudicasse non capace di intendere né di volere. Haa anche confermato che stava progettando di decapitare l’ex primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland per poi filmare l’azione e non ha voluto rispondere alle domande sui “Cavalieri Templari”, un’organizzazione a cui dice di appartenere mentre i magistrati credono che non esista.
Breivik sinora è stato ascoltato in 6 diverse udienze per la sua deposizione, iniziata lunedì 16 aprile. Dopo le dichiarazioni farneticanti dei primi due giorni, quando si è dichiarato “non colpevole” perché avrebbe agito per “legittima difesa” e “in nome del bene“, mercoledì Breivik ha detto sostanzialmente di aver cercato di evitare la “scristianizzazione” dell’Europa e che “accetterà” il verdetto della Corte solo se sarà assolto o condannato a morte.
Tra giovedì e venerdì, invece, Breivik aveva raccontato diversi particolari sui suoi attacchi per cui si sarebbe preparato anche giocando ad alcuni videogiochi sparatutto. Tra le altre cose aveva detto di aver pensato inizialmente di usare tre bombe per l’attentato di Oslo (poi avrebbe optato per un’unica bomba viste le difficoltà nel metterle a punto) e di aver sparato a molte sue vittime mirando principalmente alla testa. Breivik aveva detto inoltre che prima di sparare alle prime due vittime sull’isola di Utøya aveva “100 voci in testa” che gli dicevano “di non farlo”. La settimana scorsa aveva anche fatto intendere di essersi ispirato alle tecniche utilizzate da alcune cellule di al Qaida e che non pensava di sopravvivere all’operazione del 22 luglio.
Secondo la giustizia norvegese, qualora venisse riconosciuto sano di mente, Breivik rischia un massimo di 21 anni di carcere. In questo caso, al termine della pena, la detenzione potrebbe però essere rinnovata di volta in volta ogni 5 anni dalla Corte qualora il giudice lo ritenesse ancora un pericolo per la società (un meccanismo legale che tecnicamente si chiama forvaring in norvegese). Una prima perizia psichiatrica aveva giudicato Breivik mentalmente disturbato, mentre una seconda lo ha dichiarato capace di intendere e di volere. Qualora la Corte lo giudicasse gravemente malato sarebbe curato in un ospedale psichiatrico. Breivik dovrebbe ritornare in aula mercoledì quando verrà discusso il suo stato mentale.
Nella foto Anders Behring Breivik con il suo avvocato Geir Lippestad (AP/Lise Aserud, POOL)