La storia d’Italia inventata
Dal velocipede a una pianta di lampone passando per la Delorean di Ritorno al futuro: 150 brevetti italiani raccolti in un nuovo libro
di Vittorio Marchis
Il 2 novembre uscirà per Codice edizioni Centocinquanta (anni di) invenzioni italiane, di Vittorio Marchis, una selezione di 150 brevetti presentati da inventori italiani al Patent Office degli Stati Uniti dal 1851 a oggi.
Vittorio Marchis è professore ordinario al Politecnico di Torino, dove insegna Storia della Tecnologia e Storia della Cultura Materiale. È autore, tra gli altri, di Storia delle macchine. Tre millenni di cultura tecnologica , Storie di cose semplici , Bestiario 2.0 e dell’atto unico Autopsia di un aspirapolvere.
Centocinquanta (anni di) invenzioni italiane sarà presentato oggi in anteprima al Festival della Scienza di Genova. Per la presentazione al Festival, dal libro è stato tratto uno spettacolo teatrale, “Patent Centocinquanta”, in scena il 27 ottobre al Teatro della Tosse di Genova.
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Se questo libro potesse trasformarsi in un brevetto, come accadeva nelle metamorfosi della mitologia, le sue rivendicazioni di novità non sarebbero di certo le macchine e le invenzioni, le centocinquanta “cose” che sono l’oggetto di questa rassegna. E anche i brevi testi che le accompagnano tutto sommato non dicono nulla di nuovo che non si possa reperire altrove, seppure in una miriade di fonti sparse. La novità di questo libro risiede piuttosto nell’insieme, nella scelta dei centocinquanta nomi, una scelta che ha dovuto rispettare numerose condizioni al contorno.
Innanzitutto gli inventori appartengono alla categoria degli italiani che hanno presentato le loro invenzioni al Patent Office degli Stati Uniti d’America. A questo primo criterio si sono aggiunte altre condizioni: quella più stringente è stata il rispetto della cronologia, individuando un solo brevetto per anno, cercando di coprire tutti i settori ed evitando dove possibile le ripetizioni di nomi e di tipologie di invenzioni. Il libro che vi accingete a leggere, a sfogliare, a consultare, è il frutto di una ricerca lunga e laboriosa condotta in molte dimensioni e su vari fronti, perché la mole di dati da esaminare, come si è già anticipato, superava i sette milioni di unità, e perché questi dati dovevano essere incrociati con la realtà industriale e innovativa italiana che mano a mano si dipanava tra le mani di chi scrive. Non solo: una volta eseguita una prima scelta, nel rispetto di una copertura geografica, merceologica e tipologica si è operata una cernita che inevitabilmente ha portato ad alcune “eccellenti” esclusioni, perché non si è voluto lasciare spazio solo ai grandi, ma anche dare uno sguardo a quelle invenzioni minori che pure hanno segnato la storia dell’industria italiana. Insomma, tra gli inventori ci sono sì premi Nobel (come Fermi e Marconi), ma anche semplici operai, soldati, profughi, ingegneri e campioni sportivi.