La protesta degli indios arriva a La Paz
Le foto degli indigeni arrivati nella capitale dopo 600 chilometri di cammino: protestano contro Morales e il progetto di un'autostrada
Le 2000 persone che marciavano da sessantatre giorni contro Evo Morales sono arrivate a La Paz. Tra i manifestanti, partiti in 500 da Trinidad, c’erano donne, bambini e anziani. Hanno camminato per 600 chilometri e sono stati accolti trionfalmente ieri mentre entravano nella capitale accompagnati da gruppi di lavoratori e studenti. Decine di migliaia di persone, lungo le strade, applaudivano e sventolavano bandiere boliviane e fazzoletti bianchi.
La marcia era iniziata nel mese di agosto contro il piano del governo di costruire un’autostrada lunga più di 300 chilometri, che avrebbe dovuto attraversare il paese e il Parco nazionale degli indigeni Isiboro-Secure. L’infrastruttura doveva servire a collegare il Brasile con alcune città di Cile e Perù affacciate sul Pacifico. A settembre i manifestanti avevano subìto lungo il cammino le repressioni della polizia, e 74 di loro erano rimasti feriti. Le reazioni di protesta in tutto il paese e lo sciopero generale avevano portato alla dimissione di alti funzionari del governo, tra cui due ministri.
Il progetto dell’autostrada è stato nel frattempo sospeso, ma non ancora abbandonato in via definitiva. Evo Morales, il primo presidente indigeno della storia della Bolivia, ha dato il suo benvenuto agli indios entrati a La Paz offrendo loro un incontro. Il portavoce del presidente, Carlos Romero, ha fatto sapere che «questo dialogo avrebbe lo scopo di appianare e creare consenso alle loro richieste nel quadro di una più ampia azione politica». I colloqui potrebbero avere luogo già in settimana. I manifestanti vogliono garanzie che il progetto, o almeno la parte che dovrebbe attraversare la foresta amazzonica, sarà archiviato per sempre.