Il voto alle donne in Arabia Saudita
Dopo la promessa del re saudita Abdullah di far partecipare le donne alle elezioni locali, ci si divide tra ottimisti e scettici
Il re dell’Arabia Saudita ha annunciato ieri che anche le donne avranno diritto di votare alle elezioni locali e potranno entrare a far parte delle amministrazioni. «Poiché ci rifiutiamo di marginalizzare le donne», ha detto re Abdullah con una certa faccia tosta, «abbiamo deciso di coinvolgerle nelle amministrazioni a partire dalle prossime elezioni». L’annuncio non è stato accolto da reazioni unanimi. «È una grande notizia», ha commentato una delle attiviste saudite più note, Wajeha al-Huwaider. «È tempo di rimuovere le altre barriere che non ci consentono di avere una vita normale senza i nostri guardiani di sesso maschile». Le donne dell’Arabia Saudita, infatti, sono tra le più discriminate del mondo. Non possono viaggiare, lavorare o subire interventi chirurgici senza l’autorizzazione dei loro mariti e non possono neanche guidare.
Durante il suo annuncio, il re Abdullah non ha parlato del divieto di guidare, che qualche mese fa aveva scatenato una delle poche proteste pubbliche portate avanti dalle donne saudite negli ultimi anni. L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta di stampo waahbita in cui la polizia religiosa pattuglia le strade per garantire che venga rispettata la separazione assoluta tra uomini e donne. Nonostante le recenti proteste in Africa e Medio Oriente abbiano incoraggiato gli attivisti sauditi a chiedere maggiori aperture, finora non erano stati fatti molti passi avanti e i pochi manifestanti che avevano osato protestare contro il governo erano stati confinati nella parte orientale del paese, a maggioranza sciita.
Per questa ragione c’è anche chi considera la promessa di re Abdullah sul voto alle donne troppo poco per esultare. La svolta «non è affatto storica», dice oggi al Corriere della Sera Iman Al Qathani, trentenne giornalista saudita. «Chi la definisce così o è molto ottimista o fa parte della propaganda del sistema». Già oggi alcune donne sono ammesse all’assemblea consultiva, ma «chiuse in una stanza con specchio da cui loro vedono la sala senza essere viste».
Le elezioni locali sono la cosa più simile alle “elezioni”, in Arabia Saudita. Si tengono soltanto per le assemblee consultive municipali, composte per metà da membri eletti e per metà da membri di nomina reale. Ogni altro livello di governo del Paese è gestito e amministrato direttamente dalla monarchia.