I neutrini sono più veloci della luce?
Cos'è la scoperta scientifica uscita dal CERN che sta facendo il giro del mondo, anche se le certezze sono ancora poche
di Emanuele Menietti
Per tre anni un gruppo di ricercatori ha studiato gli spostamenti dei neutrini – le particelle subatomiche dalla massa quasi inesistente – tra il CERN di Ginevra e il Gran Sasso, scoprendo che viaggiano più veloci della luce. Se confermata, si tratterebbe della scoperta più importante per la fisica degli ultimi cinquant’anni e potrebbe portare a una revisione di alcune teorie formulate da Einstein e sulle quali i fisici hanno basato buona parte dei loro studi per capire come sono fatti il mondo e l’intero universo. La velocità della luce è considerata una costante in fisica e, secondo le teorie della relatività, nulla può viaggiare più veloce.
Il risultato è stato ottenuto grazie alle osservazioni compiute in Italia con OPERA (Oscillation Project with Emulsion-tRacking Apparatus), un rilevatore di particelle dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso che è in grado di registrare il passaggio dei neutrini “sparati” attraverso il suolo dall’impianto svizzero del CERN. Catturare il loro passaggio non è semplice, ma quando l’operazione va a segno si possono ottenere importanti informazioni sul comportamento e sulle caratteristiche dei neutrini. Un neutrino è una particella elementare. Si ritiene sia quindi un componente elementare della materia e che sia indivisibile.
Nel corso di tre anni, i ricercatori hanno preso nota dei tempi di arrivo dei circa sedicimila neutrini sparati dal CERN verso l’Italia. Hanno così notato che mediamente percorrevano 730 chilometri in 2,43 millisecondi, con circa 60 nanosecondi di anticipo rispetto a quanto ci avrebbero dovuto mettere viaggiando alla velocità della luce. Il sistema di rilevazione ha un margine di errore di 10 nanosecondi e anche calcolandolo non porterebbe a conclusioni diverse da quelle cui sono giunti i ricercatori.
«Abbiamo misurato la distanza e misurato il tempo, e abbiamo fatto il rapporto per trovare la velocità, così come si impara a fare alle superiori» ha spiegato Antonio Ereditato, il portavoce di OPERA cui collaborano oltre 160 ricercatori. Ereditato è italiano, si occupa da tempo di fisica delle particelle, lavora presso l’Università di Berna e cerca di essere molto cauto sulla scoperta legata alla velocità dei neutrini. Sul sito della rivista scientifica Science, dice che è ancora troppo presto per dichiarare sbagliata la relatività di Einstein e che servirà del tempo perché la comunità scientifica verifichi e ricontrolli i dati fino a ora raccolti.
La notizia dello studio e dei suoi risultati circolava segretamente tra gli addetti ai lavori da qualche giorno: poi ieri mattina il Giornale ha pubblicato una intervista un po’ confusa con il professor Antonino Zichichi che ne ha anticipato il contenuto, con un giorno di anticipo sugli annunci previsti. I risultati saranno presentati oggi nel corso di un seminario al CERN durante il quale saranno forniti ulteriori dettagli. L’annuncio sta facendo molto discutere in queste ore fisici e semplici appassionati in tutto il mondo, ma oltre alle cautele molti si dividono sulla validità dell’esperimento.
Chi ritiene plausibile l’esito della ricerca ricorda che le particelle subatomiche come i neutrini potrebbero avere comportamenti diversi e che ancora non conosciamo rispetto a neutroni, protoni ed elettroni. Le eccezioni al cosiddetto modello standard, quello che descrive le particelle elementari e le tre forze fondamentali, potrebbero in effetti esistere. Secondo i detrattori, invece, il gruppo di ricerca potrebbe essere stato tradito da una anomalia nei sistemi di rilevazione dei tempi di arrivo dei neutrini, magari disturbati da altre strumentazioni o da un errore nel calcolo dei secondi. Ci sono anche dubbi sul margine di errore di 10 nanosecondi, ritenuto troppo basso per le variabili che sono in gioco.
Per l’annuncio di scoperte straordinarie ci vogliono prove straordinariamente accurate, ripetono come un mantra gli scienziati. Le misurazioni fino a ora condotte sono un interessante punto di partenza, ma serviranno molte altre verifiche prima di annunciare che c’è qualcosa intorno a noi più veloce della luce.