Sculture che camminano
Il New Yorker parla degli "Strandbeests", le sculture cinetiche dell'artista Theo Jansen
Questa settimana Ian Frazier del New Yorker scrive di Theo Jansen, un artista olandese che realizza “sculture cinetiche”, sculture che si muovono da sole, progettate per spostarsi con disinvoltura sulla spiaggia. La serie di sculture si chiama Strandbeests (in olandese significa appunto “animali della spiaggia”). Nel video, del regista Alexander Schlichter, Frazier parla di queste sculture che traggono l’energia necessaria al movimento dal vento, e spiega come si inseriscono nella tradizione paesaggistica olandese.
Le sculture di Theo Jansen ricordano lo scheletro di strani animali. Sono progettate per essere in grado di camminare sulle spiagge dei Paesi Bassi: attraverso sensori meccanici e pneumatici, le macchine si accorgono di incontrare un ostacolo e si rendono conto di essersi avvicinate troppo al mare, e cambiano direzione. Jansen lavora su questo tipo di sculture da più di vent’anni. Inizialmente erano piuttosto semplici. Gradualmente ha cominciato a progettarle perché interagissero con l’ambiente per cui erano destinate; nel corso del tempo le strutture sono diventate sempre più capaci di sopravvivere agli elementi naturali del loro ambiente di destinazione, la sabbia, l’acqua e le tempeste.
Dopo aver sperimentato diversi materiali, negli anni ’90 Jansen ha scoperto che i tubi di PVC erano il materiale più adatto per i suoi lavori. La plastica dei tubi viene combinata con legno e teli che funzionano come vele e muovono la scultura. Le creature sono capaci anche di trattenere aria e utilizzarla in assenza di vento, attraverso un sistema di pompe che la incamera all’interno di un serbatoio di bottiglie di plastica.
Gli Standbeests non hanno ruote, perché con le ruote non potrebbero muoversi bene sulla sabbia. Jansen ha progettato dei “piedi” che rispondono molto meglio alle esigenze di movimento delle strutture, che conferiscono agli Strandbeests un’andatura irregolare e molto viva. Tutte le sculture sono frutto di molti errori e di una progettazione accuratissima: in uno spot di BMW in cui raccontava il suo lavoro, Jansen dichiarava: “il confine tra arte e ingegneria esiste solo nella nostra testa”.