La storia della “struttura Delta”
E perché se ne parla di nuovo, quando tutto era stato già raccontato e indagato nel 2007
di Francesco Costa
Da qualche giorno Repubblica sta pubblicando un’inchiesta che accusa alcuni attuali e passati dirigenti RAI di aver lavorato contro l’interesse della loro azienda per favorire invece quello di Mediaset e di Silvio Berlusconi. L’inchiesta è basata sulle trascrizioni – e i file audio, pubblicati online – di alcune intercettazioni telefoniche effettuate nel corso di un’indagine giudiziaria tra la fine del 2004 e la primavera del 2005. La storia è importante, ed è importante raccontarla dall’inizio, con le puntate precedenti.
Da dove comincia tutto
Il 29 settembre del 2005 viene arrestato Luigi Crespi, sondaggista ed ex collaboratore di Silvio Berlusconi, noto soprattutto per aver lavorato alla campagna elettorale del 2001 (quella del famoso “contratto con gli italiani”, ripreso dalla campagna di Larry Hunter per i repubblicani statunitensi nel 1994). Crespi viene arrestato per bancarotta fraudolenta aggravata, accusato dalla procura di Milano di avere sottratto fondi a una sua holding, la Hdc-Datamedia, fallita a marzo del 2004 lasciando un buco da 35 milioni di euro. La sentenza di primo grado dovrebbe arrivare il prossimo ottobre: l’accusa ha chiesto per Crespi una condanna a 8 anni di carcere. La RAI non ha niente a che fare con questo processo. Ma indagando sul fallimento di Hdc gli inquirenti intercettarono e registrarono, tra le molte altre cose, alcune conversazioni tra Luigi Crespi e Deborah Bergamini.
Chi è Deborah Bergamini
Nata nel 1967, Deborah Bergamini faceva la giornalista alla Nazione e per l’agenzia Bloomberg. Nel 1999 conobbe Berlusconi e divenne sua consulente per la comunicazione. Nel 2002, durante il secondo governo Berlusconi, cominciò la sua carriera in RAI. Prima vice direttore marketing, poi consigliere di amministrazione di RAI International, poi consigliere di amministrazione di RAI Trade, poi dal 2004 direttore marketing della RAI. Nel 2008, a seguito della storia che stiamo raccontando, Bergamini sarà costretta a lasciare la RAI e sarà candidata – ed eletta – alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà.
Le telefonate di Deborah Bergamini
Deborah Bergamini non è personalmente coinvolta nel caso Crespi. Gli inquirenti, però, si rendono conto che “è a conoscenza delle vicende della società Hdc”. Per questo i pm decidono di intercettare le sue telefonate. Il contenuto di queste telefonate, intercettate e trascritte tra la fine del 2004 e la primavera del 2005, emerge alla fine del 2007. E c’è già tutto quello di cui si sta parlando adesso. Tra il 21 e il 22 novembre del 2007 infatti Repubblica raccontò di come nei cosiddetti “brogliacci” di quelle conversazioni ci fossero i contatti tra Bergamini e Mauro Crippa, dirigente di Mediaset, e di come i due si confrontassero e concordassero reciprocamente i palinsesti. Si leggeva di come in occasione della morte di Karol Wojtyla Bergamini fosse preoccupata per un forte astensionismo dei cattolici alle immediatamente successive elezioni amministrative. Di come, in occasione dei risultati di quelle elezioni stravinte dal centrosinistra, Bergamini e l’allora direttore generale della RAI, Flavio Cattaneo, avessero dato istruzioni di fare “più confusione possibile per camuffare la loro portata”. Di varie telefonate tra Bergamini, Del Noce, allora direttore di Raiuno, e i loro omologhi in Mediaset e Canale 5. Di come Bergamini e Clemente Mimun, all’epoca direttore del Tg1, parlassero della necessità di “fare gioco di squadra” con Mediaset allo scopo di favorire il presidente del Consiglio. Scrivono Walter Galbiati ed Emilio Randacio il 21 novembre 2007, in un articolo che sembra di oggi:
Le due superpotenze nazionali della tv, che dovrebbero competere aspramente per la conquista dell’audience, fare a gara nella pubblicazione di servizi esclusivi, in realtà si scambiano informazioni sui palinsesti. Concordano le strategie informative nel caso dei grandi eventi della cronaca. Orchestrano i resoconti della politica. Su tutto, la grande mano di Silvio Berlusconi e dei suoi collaboratori, che quotidianamente tessono la tela, fanno decine, centinaia di telefonate, si scambiano notizie, organizzano fino ai più piccoli dettagli.
Il caso “Raiset”
Succede di tutto. L’AGCOM apre un’istruttoria e Corrado Calabrò, suo presidente, parla di un duopolio che “ha favorito lo scambio d’informazioni con legami informali tra le due parti e una simmetria che ne ha facilitato la collusione”. L’allora direttore generale della RAI, Claudio Cappon, apre un’indagine interna: una pratica che non ha poteri sanzionatori e che si conclude con una relazione al direttore generale e al CdA, e una serie di audizioni da parte del comitato etico dell’azienda. La RAI sospende Deborah Bergamini dal suo incarico e chiede alla procura di Milano di acquisire gli atti dello scandalo, che la stampa chiama “caso Raiset”. Ma in quei giorni, un editoriale di Ezio Mauro conia l’espressione che adesso ci è più familiare. Da Repubblica del 22 novembre 2007.
La realtà è che in questo Paese ha operato e probabilmente sta operando da anni una vera e propria intelligence privata dell’informazione che non ha uguali in Occidente, un misto di titanismo primitivo e modernità, come spesso accade nelle tentazioni berlusconiane. Potremmo chiamarla, da Conrad, “struttura Delta”. Un’interposizione arbitraria e sofisticatissima, onnipotente perché occulta come la P2, capace di realizzare un’azione di “spin” su scala spettacolare, offuscando le notizie sgradite, enfatizzando quelle favorevoli, ruotando la giornata nel senso positivo per il Cavaliere.
L’inchiesta della procura
Alla fine del 2007 Deborah Bergamini querela Repubblica. È una cosa molto importante, oggi, e tra poco scopriremo perché. Attorno al caso c’è ancora un gran movimento. A gennaio del 2008 la procura di Milano apre un’inchiesta su Deborah Bergamini e Flavio Cattaneo, che nel frattempo ha lasciato la direzione generale della RAI ed è diventato amministratore delegato di Terna. L’ipotesi di reato è interruzione di servizio pubblico. Più avanti anche la Corte dei Conti indagherà su quanto accaduto. Dal punto di vista giudiziario, però, il caso si sgonfia nel giro di qualche mese. A giugno il giudice per le indagini preliminari decide di mandare al macero tutte le telefonate del processo Hdc ritenute non rilevanti, e tra queste ci sono quelle – mai trapelate – tra Silvio Berlusconi e Nicolò Querci, dirigente di RTI, società controllata di Mediaset, e tra lo stesso Berlusconi e Deborah Bergamini. A ottobre la procura chiede l’archiviazione sia per Bergamini che per Cattaneo. Non si arriva nemmeno al processo, e questo perché non è possibile utilizzare i contenuti delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, “salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”. Nel frattempo, ad aprile dello stesso anno, Deborah Bergamini lascia consensualmente la RAI. Il caso Raiset, di fatto, pare finito.
Il ritorno della “struttura Delta”
Si parla di nuovo di “struttura Delta” l’11 febbraio del 2011, due anni e mezzo dopo, quando Massimo Giannini su Repubblica racconta di una riunione a Palazzo Grazioli tra Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, e Claudio Brachino, direttore di Videonews-Mediaset. L’occasione è quindi tutt’altra ma il concetto indicato dall’espressione è sempre lo stesso: una squadra di giornalisti guidati politicamente che operano allo scopo di avvantaggiare Silvio Berlusconi.
Le trascrizioni, i file audio
Poi, a partire dal 29 giugno, Repubblica pubblica sul giornale e sul sito le trascrizioni e i file audio delle conversazioni da cui erano stati tratti i brogliacci pubblicati tre anni prima. Lo fa specificando che si tratta di telefonate “rivelatesi non utili alle indagini” e che le posizioni di Bergamini e Cattaneo sono state archiviate, ma che, scrive Massimo Giannini, “emerge dalla vicenda […] un ‘paradigma’, un ‘metodo di governo’ che non necessariamente ha a che vedere con la dimensione penale, ma che rimanda inequivocabilmente ad una questione morale”. Per quanto i fatti siano rilevanti e gravi, dalle nuove trascrizioni delle telefonate di Deborah Bergamini non emerge niente che non sia già stato raccontato quattro anni fa.
La “struttura Delta”
Oggi Repubblica identifica la battezzata “struttura Delta” in cinque persone. Di Deborah Bergamini e Clemente Mimun abbiamo detto. Poi vi vengono inclusi Francesco Pionati, nel 2005 giornalista politico del Tg1 e oggi parlamentare dei Responsabili, Alessio Gorla, ieri come oggi consigliere di amministrazione della RAI, Fabrizio del Noce, nel 2005 direttore di Raiuno e oggi direttore di RAI Fiction. E Gianfranco Comanducci, nel 2005 capo del personale della RAI e oggi vicedirettore generale.
“Non c’è decisione”, scrivono Galbiati e Randacio (autori di nuovo oggi delle ricostruzioni basate sulle intercettazioni), “presa dal direttore generale Flavio Cattaneo sulla programmazione che non venga riferita ai dirigenti di Cologno Monzese. A volte è lo stesso Cattaneo a parlare con Mediaset”, facendo riferimento a una telefonata in cui Bergamini parla di un colloquio tra Flavio Cattaneo e Piersilvio Berlusconi. Ritornano le conversazioni e le consultazioni riguardo i palinsesti di RAI e Mediaset nei giorni della morte di Karol Wojtyla, i contatti frequentissimi tra Bergamini e Crippa, il timore che enfatizzare la morte del Papa potesse allontanare gli elettori dalle urne alle regionali. E poi i tentativi di minimizzare i risultati elettorali, Mimun che propone di creare “un presidio antiguai” per Berlusconi, Pionati che dice di avere “voglia di fare la guerra”.
A che punto siamo adesso
Il nuovo direttore generale della RAI, Lorenza Lei, ha deciso di aprire una nuova indagine interna su quei fatti: gli stessi che furono oggetto di un’indagine interna nel 2007 (indagine arrivata allora a un nulla di fatto, visto che la RAI e Deborah Bergamini sciolsero consensualmente il loro contratto e la Bergamini ricevette regolarmente una lauta buonuscita). Sia Deborah Bergamini che le altre persone coinvolte, oltre a dirsi estranee al tipo di organizzazione descritta da Repubblica, hanno contestato che la vicenda sia già stata oggetto di un’indagine, archiviata. Deborah Bergamini ha aggiunto un’accusa: “Il tribunale di Milano ha disposto la distruzione delle intercettazioni delle mie telefonate, in quanto ha riconosciuto che erano totalmente inafferenti all’inchiesta”. D’altra parte, come specifica la stessa Repubblica, le intercettazioni sono “non utili alle indagini” e relative a indagini “archiviate”. E quindi, da dove vengono? La risposta sarebbe in due querele.
Una è quella intentata da Bruno Vespa nei confronti del giornalista di Repubblica Francesco Merlo (lo stesso Vespa, scrivendo a Repubblica, specifica di avere “chiesto di non distruggere i nastri con le intercettazioni”). L’altra – ci siamo arrivati – è quella intentata da Deborah Bergamini a Repubblica nel dicembre del 2007. Repubblica ha ricevuto formalmente la documentazione relativa all’inchiesta, tenuta in vita dalle due querele. Che hanno quindi avuto l’effetto di offrire al giornale una nuova mole di trascrizioni e intercettazioni con cui resuscitare le accuse contro chi, inequivocabilmente, lavorò dentro la RAI per danneggiare la RAI e aiutare il PresdelCons.
foto: Mauro Scrobogna / LaPresse