Il business dei biocarburanti in Africa
L'inchiesta del Guardian sui progetti di alcune aziende britanniche e le loro controindicazioni
Secondo un’inchiesta del Guardian, in Africa la maggior parte dei terreni destinati a piantagioni per biocarburanti è stata acquistata da undici aziende britanniche. I carburanti liquidi ottenuti da alcune piante, tra cui il bioetanolo, sono considerati un sostituto sostenibile dei combustibili fossili, ma dal momento che devono essere coltivati in terreni prima dedicati esclusivamente all’agricoltura sono spesso accusati di causare l’aumento dei prezzi del cibo.
La Crest Global Green Energy è una delle aziende britanniche che hanno acquistato la maggiore quantità di terreni in Africa, circa 900mila ettari in Mali, Guinea e Senegal. «È vero che in alcuni casi queste piantagioni possono danneggiare l’agricoltura», ha detto l’amministratore delegato Tom Stuart, «ma nei nostri progetti noi cerchiamo sempre di bilanciare queste piantagioni con coltivazioni di grano».
Un altro rischio evidenziato dagli ambientalisti è che le coltivazioni di biocarburanti possano aumentare la quantità di emissioni di carbonio, incentivando la distruzione delle foreste presenti nei terreni che devono essere convertiti. L’impatto che avranno le emissioni di carbonio prodotte da queste coltivazioni non è ancora previsto dalle linee guida sulla sostenibilità dell’Unione Europea. «Gli investimenti privati stanno andando più in fretta delle nostre conoscenze attuali sull’impatto dei biocarburanti», ha detto James Smith, professore alla Università di Edimburgo.
È vero che alcuni di questi progetti producono benefici per i paesi in cui vengono effettuati, soprattutto a livello di occupazione. Ma è altrettanto vero che la maggior parte vengono sviluppati sulla base di promesse molto vaghe e inconsistenti. Alcune aziende per esempio hanno stipulato contratti di affitto delle terre per cento anni a prezzi molto bassi con i governi locali, altri costringono le comunità locali a trasferirsi in nuove zone per lasciare spazio alle coltivazioni. «La nostra azienda produce biocarburanti etici e sostenibili. Ci piacerebbe avere degli standard di sostenibilità più elevati ma bisogna fare i conti con lo sviluppo economico», ha detto al Guardian il direttore di Sun Biofuels, Richard Morgans, «se sei un abitante della Tanzania o del Mozambico e hai bisogno di un lavoro, probabilmente non ti importa un granché di sapere se gli orangotanghi dormono la notte».
Un approccio più sostenibile è adottato solo da poche aziende, tra cui Viridesco. «Ai nostri contadini in Mozambico diamo la possibilità di crescere la jatropha nella loro terra e poi di venderla a noi», spiega Chris Hunter. L’inchiesta del Guardian sulle coltivazioni di biocarburanti è uscita pochi giorni dopo la pubblicazione di un rapporto di Oxfam secondo il quale il prezzo del cibo raddoppierà nei prossimi venti anni.