I giovani spagnoli occupano le piazze
È arrivato in Europa il modello di piazza Tahrir per protestare contro i fallimenti della politica?
Diverse migliaia di persone hanno manifestato in questi giorni in Spagna per protestare contro la corruzione, gli alti livelli di disoccupazione e il precariato. La principale manifestazione si è svolta lo scorso 15 maggio a Madrid, a una settimana dalle elezioni regionali, e il movimento che l’ha organizzata è stato ribattezzato “15-M”. Simili proteste sono state organizzate in una cinquantina di città spagnole e il movimento, organizzato anche attraverso i social network e dal sito web Democracia Real Ya, ha realizzato un sit-in pacifico il 16 maggio nell’area della Puerta del Sol, una delle principali piazze di Madrid.
Da tre giorni giovani, studenti, disoccupati e manifestanti delusi dai tagli imposti dal governo si trovano nelle piazze del paese per protestare. Oltre a Madrid, ci sono state manifestazioni a Barcellona, Valencia, Saragozza, Palma de Mallorca, Siviglia e Bilbao. Secondo gli organizzatori, il movimento conta ormai più di 130mila persone, che si danno da fare per gestire le proteste.
Le immagini delle proteste e delle manifestazioni sono state diffuse online attraverso i social network come Twitter e Facebook e attraverso YouTube, con un meccanismo che ricorda – seppur con sfumature diverse – il racconto delle manifestazioni in Tunisia e in Egitto dei mesi scorsi. Da oggi poi le immagini delle piazze occupano le aperture dei siti dei maggiori quotidiani.
Oltre a “15m”, il termine più ricorrente in questi giorni è stato “acampadasol”, campeggio in Puerta del Sol, per indicare i sit-in e le manifestazioni nella piazza principale di Madrid, dove nelle ultime ore si sono raccolte circa duemila persone. Sui social network è comparsa anche la parola chiave “spanishrevolution”, chiaramente ispirato alle rivoluzioni nel Nord Africa e vicino Oriente.
Secondo alcuni osservatori e analisti politici, il movimento nato il 15 maggio potrebbe mettere in difficoltà il governo, ma il rischio è che gli elementi che lo compongono non abbiano piani e obiettivi comuni e siano poco organizzati. L’obiettivo è quello di rimanere a protestare almeno fino al prossimo 22 maggio quando si terranno le elezioni regionali. I manifestanti criticano il sistema politico spagnolo e dicono che né i socialisti al governo né il Partito popolare rappresentano realmente la popolazione e le loro esigenze. Temendo ripercussioni sulla campagna elettorale, i principali esponenti politici si sono mostrati molto cauti nel contraddire i manifestanti o prenderne le parti.