Il giorno dell’Italia

Una specie di patrio liveblogging, da mane a sera

Italians hold their flag on 17 March 2011 outside EU headquarters in Brussels to celebrate the 150th anniversary of Italy as a unified state . AFP PHOTO GEORGES GOBET (Photo credit should read GEORGES GOBET/AFP/Getty Images)
Italians hold their flag on 17 March 2011 outside EU headquarters in Brussels to celebrate the 150th anniversary of Italy as a unified state . AFP PHOTO GEORGES GOBET (Photo credit should read GEORGES GOBET/AFP/Getty Images)

Il Post si unisce alle celebrazioni del 17 marzo e dei 150 anni dell’unità d’Italia, raccontando una giornata unica e una nazione anche. E invita tutti a commentare con contributi e idee personali sul buono di ‘sto benedetto paese.
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18,00: chiudiamo qui questa bella giornata, subito prima che venga travolta dalle noiose polemiche su cosa abbiano fatto o non abbiano fatto i leghisti. L’Italia di domani si farà ignorando le stupidaggini, non rincorrendole: e per il resto, qui c’è l’editoriale del Post per oggi e per gli anni a venire, e un abbraccio a tutti. Viva l’Italia, e che la forza sia con noi.

17,54: “(17-6153) (11-0601)  (18-1662)”: sono i codici Pantone della bandiera italiana, scrive Amedeo Balbi.

17,43: Stefano Menichini su Twitter: “Durante l’Inno di Mameli alla Camera, Bossi cercava di chiacchierare con Tremonti, che si è sottratto”

17,36: lo speciale dell’Espresso sulla produzione culturale italiana di questi 150 anni.

17,31: un uomo si è ucciso proprio oggi gettandosi dall’Altare della Patria.

17,28: Zaia con la coccarda tricolore, ma facendola molto cadere dall’alto, bontà sua.

17,18: “Viva l’Italia”, il film di Roberto Rossellini sulla spedizione dei Mille, è su YouTube in diverse parti (in italiano, sottotitolate in francese).

https://www.youtube.com/watch?v=ybIAJObsihI

17,12: il tricolore a Fermignano, dal blog di – a-hem… – “uno stronzo qualunque”, che lo ha segnalato nei commenti.

17,07: su Twitter diverse segnalazioni di uno che dorme sugli scranni di Montecitorio mentre parla Napolitano, per ora non identificato. C’è la diretta su RaiUno.

16,57: a grande richiesta:

16,52: il viaggio fotografico in Italia di Alberto Novelli, sul sito di Italia Futura.

16,45: Rachel Donadio racconta l’anniversario sul New York Times:

Ancora oggi la maggior parte degli italiani considera se stessa come il prodotto delle loro città o regioni piuttosto che della propria nazione. Politicamente, due decenni dopo la fine della guerra fredda, l’Italia è più divisa regionalmente che ideologicamente, anche perché Mr. Berlusconi, indebolito ma non sconfitto dai ripetuti scandali sessuali, tiene insieme la sua coalizione in gran parte attraverso concessioni alla Lega Nord.

16,35: che poi dell’inno sanno quasi tutti solo la parte che si canta alle partite (e anche lì, sbagliando spesso “stringiamci a coorte”), ma c’è tutto il pezzo di “calpesti derisi” e del sangue polacco, e il sangue cosacco…

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò


16,27: l’onorevole Sarubbi su Twitter: “Devo spegnere tutto, perché iniziano le celebrazioni in Aula. Peccato: avrei twittato molto volentieri… #Auguri #italia150 #parlamento”

15,56: dallo speciale sul 17 marzo di Doppiozero, gli acquarelli di Giuliano Della Casa.

15,47: se l’Italia è quella che è, oggi, si deve anche a un momento particolare della sua storia, fondamentale forse quanto il Risorgimento: la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. Un pezzo centrale di quella storia è il discorso di Alcide De Gasperi alla Conferenza di pace di Parigi, il 10 agosto del 1946.

Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione.
Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali?
Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire.

(continua qui)

15,26: Beppe Severgnini poco fa ha raccontato una cosa, su Sky. Sull’Arsenal, la squadra di calcio. È una squadra inglese, molto nota e blasonata, e la sua maglia ha questa storia. Quando nacque, nel 1886, la società non aveva molte risorse. Due calciatori dell’Arsenal avevano giocato per il Nottingham Forest e gli erano rimaste delle magliette: le altre le ottennero sempre dal Forest, che gliele donò per beneficenza. Le maglie dell’Arsenal, quindi, sono rosse perché rosse erano quelle del Nottingham Forest. E quelle del Nottingham Forest sono rosse in onore di Garibaldi.

(GLYN KIRK/AFP/Getty Images)

14,59: solo una donna fece parte della spedizione dei Mille, e si dice che si travestì da uomo per confondersi tra gli altri. Si chiamava Rose Montmasson, nonostante il nome era italiana e diverrà poi nota anche come Rosalia Crispi, perché fu poi moglie di Francesco Crispi. Questa è la targa esposta in suo onore a Firenze.

14,50: per chi quel giorno se l’è perso o vuole rivederlo: l’inno nazionale spiegato da Roberto Benigni.

https://www.youtube.com/watch?v=0BxdhSE6ErU

14,36: il 17 marzo 1861 raccontato, il giorno dopo, sulla prima pagina del New York Times (lì, in basso a destra).

14,23: l’arrivo dei garibaldini a Palermo nel film Il Gattopardo, di Luchino Visconti. Da Wikipedia:

Alle quattro di notte vi si tenne consiglio di guerra, presente anche il La Masa, e si decise per l’attacco alla capitale isolana; alle cinque era tutto finito e Garibaldi disse a Nino Bixio le famose parole: «Nino, domani a Palermo», a cui questi rispose: «o a Palermo o all’inferno».

https://www.youtube.com/watch?v=Xsnt2x2F73E

14,13: l’Italia secondo Elio e le storie tese, un grande classico.

https://www.youtube.com/watch?v=dMrZh3sIVYI

13,55: oggi non si accettano lamentele sull’overdose di tricolori e loghi tricolori e facce tricolori e cose tricolori che si vedono in giro. Dissapore mostra il risotto tricolore di Heinz Beck, uno dei migliori chef in circolazione.

13,44: se vi trovate in America, a occhio e croce vi siete svegliati da poco. Quindi intanto buongiorno. Poi: qui trovate una lista di eventi e feste e cerimonie in onore del compleanno dell’Italia che si tengono oggi negli Stati Uniti.

13,38: oggi alle 16,30 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgerà un discorso al Parlamento in seduta congiunta. Lo si vedrà un po’ ovunque: sulla RAI, su Sky, in streaming sul sito della Camera.

13,29: il messaggio – anzi, la proclamazione – di Barack Obama sull’anniversario dell’unità d’Italia.

Presidential Proclamation–150th Anniversary of the Unification of Italy

A PROCLAMATION

On March 17, Italy celebrates the 150th anniversary of its unification as a single state. On this day, we join with Italians everywhere to honor the courage, sacrifice, and vision of the patriots who gave birth to the Italian nation. At a time when the United States was fighting for the preservation of our own Union, Giuseppe Garibaldi’s campaign for the unification of Italy inspired many around the world in their own struggles, including the 39th New York Infantry, also known as “The Garibaldi Guard.” Today, the legacy of Garibaldi and all those who unified Italy lives on in the millions of American women and men of Italian descent who strengthen and enrich our Nation.

Italy and the United States are bound by friendship and common dedication to civil liberties, democratic principles, and the universal human rights our countries both respect and uphold. As we mark this important milestone in Italian history, we also honor the joint efforts of Americans and Italians to foster freedom, democracy, and our shared values throughout the world.

NOW, THEREFORE, I, BARACK OBAMA, President of the United States of America, by virtue of the authority vested in me by the Constitution and the laws of the United States, do hereby proclaim March 17, 2011, as a day to celebrate the 150th Anniversary of the Unification of Italy. I encourage all Americans to learn more about the history of Italian unification and to honor the enduring friendship between the people of Italy and the people of the United States.

IN WITNESS WHEREOF, I have hereunto set my hand this sixteenth day of March, in the year of our Lord two thousand eleven, and of the Independence of the United States of America the two hundred and thirty-fifth.

BARACK OBAMA


13,15: lo speciale della Stampa sull’unità d’Italia ha tutta una serie di dati e grafici che forniscono un buon colpo d’occhio su molti aspetti della nostra storia. Questo racconta l’andamento dell’affluenza elettorale e riflette ovviamente l’approvazione delle leggi sul diritto di voto.

12,59: Goffredo Fofi racconta che Gaetano Salvemini non sopportava l’espressione “gli italiani sono fatti così” e attaccava: “Finché c’è un italiano che non è fatto così, non è vero che gli italiani sono fatti così”

12,57: i bolognesi cantano l’inno.

12,51: quella volta che un italiano andò a salvare una ragazza francese in mezzo al mare.

12,39: per chi vuol farsi del male anche oggi, il servizio delle Iene di ieri sera su quello che i politici italiani sanno dell’unità d’Italia e del perché oggi è festa nazionale.

https://www.youtube.com/watch?v=InwJJnzYHeI

12,21: questa del Pantheon stamattina la mettiamo piccola, e solo perché siamo un solo popolo (e per far piacere a Polito).

12,17: questa è l’Italia del 2011: dal 2012 cominciamo a metterci delle donne, intanto.

12,11: Piero Gobetti, 1924.

«Bisogna amare l’Italia con orgoglio di europei e con l’austera passione dell’esule in patria per capire con quale serena tristezza e inesorabile volontà di sacrificio noi viviamo nella presente realtà fascista sicuri di non cedere e indifferenti a qualunque specie di consolazione. (…) Ma esiste in Italia un gruppo di uomini nei partiti e fuori dei partiti, gente che non ha ceduto e non cederà. Comunque, anche se pochi, rimarranno come un esempio per la classe politica di domani. (…) Sono minoranza, numericamente, ma incutono rispetto anche al più agguerrito nemico. Tra le illusioni universali il cervello di questi uomini funziona, la folla e il successo non hanno prestigio sulla loro volontà di dirittura, sul loro animo non servile. (…) Nella nostra lotta lasciate che rifiutiamo ogni alleanza straniera: le nostre malattie e le nostre crisi di coscienza non possiamo curarle che noi. Dobbiamo trovare da soli la nostra giustizia.
E questa è la nostra dignità di antifascisti: per essere europei dobbiamo su questo argomento sembrare, comunque la parola ci disgusti, nazionalisti
».


12,07: un altro classico moderno.

12,o4: Massimo Gramellini, un anno fa:

Questo è un Paese che da sempre non ha senso dello Stato perché lo Stato gli fa senso. Dai più viene percepito come un padrino insolente cui siamo costretti a versare il pizzo sotto forma di tasse e chiunque riesca a sottrarsi alla corvée è percepito quasi come un eroe. L’idea di appartenere a una comunità più vasta di una casta ci è sconosciuta. L’omertà di massa nasce da qui. Non tanto dalla mancanza di coraggio, ma da una compiaciuta ignoranza del proprio status di cittadini che dovrebbero avere una sola famiglia, lo Stato, e un solo confine, la legge.

11,58: lo hashtag di Twitter sulla giornata: #Italia150.

11,55: e Google sull’unità d’Italia.

11,54: l’esempio di unità d’Italia di Makkox.

11,42: Maurizio Crippa scrive sul Foglio del libro sull’unità d’Italia del cardinale Biffi.

Ma poiché la sua “rievocazione” arriva giocoforza all’oggi, Biffi ci tiene a sbarazzare il campo dagli equivoci: “L’unificazione di centocinquant’anni fa è indubbiamente un valore”, scrive. Ma bisogna “superare quanto di negativo e di manchevole in essa si è stati costretti a rivelare”. Il che, per il cardinale ambrosiano che ha insegnato dalla cattedra di Petronio a Bologna, già seconda capitale dello Stato pontificio, corrisponde sostanzialmente al raggiungimento dell’autentica “laicità dello stato”, quella che garantisce la vera libertas ecclesiae nella cultura, nell’educazione e in ogni ambito della vita civile in cui alla chiesa sia possibile svolgere la funzione di educazione, implicita ma anche esplicita. In modo da non più dimenticare il ruolo svolto dalla “realtà cattolica” nell’edificazione della grande identità nazionale.

11,28: posti dove andare in gita oggi per pensare a un’Italia nuova e promettente, e non solo a quella di oltre un secolo fa? Si accettano suggerimenti. Il Museo del Novecento a Milano appena aperto, il restauro del forte di Bard in Val d’Aosta, il museo Mambo di Bologna, il museo del cinema dentro la Mole Antonelliana a Torino…

11,21: cose di cui andar fieri, cercando di avvicinarsi ai giorni nostri.

11,16: dall’editoriale di Luca Sofri (il peraltro direttore del Post) per il primo numero di Wired italiano, febbraio 2009, che immaginava altri italiani rispetto a quelli raccontati dalle tv nazionali.

Persone curiose del mondo e di quello che vi succede, che sono consapevoli della centralità delle tecnologie e delle condizioni urbane nel presente e nel futuro (ma non per questo non si sanno godere il vento nei capelli), che hanno cultura e occasioni per seguire molti interessi e non trascurare tutte le chances e le passioni che la rete e il Duemila offrono. Che hanno interessi ovunque, e su tutti l’attualità internazionale, la tecnologia, la musica, l’America, la cultura pop. Che non sono necessariamente geek, ma sanno che la tecnologia fa girare il mondo: dai suoi server alla sua filosofia. Non hanno tutti la stessa età, ma a occhio hanno più di vent’anni e meno di cinquanta, “ibridi”: si ricordano del mondo di prima abbastanza per capire e godere il mondo di dopo. E per tenerselo stretto, il mondo di prima, quando hanno voglia di una crostata di lamponi o di un ideale: quelli erano ottimi già allora. Hanno come modelli culturali i paesi anglosassoni e le loro modernità, ma non gli bastano più. Non si riconoscono nella programmazione da pensionati della gran parte delle reti generaliste ma nemmeno in quella da tiratardi-nei-centri-commerciali dei palinsesti giovanilisti. Hanno caro il mondo ma non sono ideologici. Viaggiano, hanno imparato a conoscere posti che glielo avessero detto da bambini non ci avrebbero creduto. Sono affezionati ai posti che conoscono, ma non pensano che lavorare all’estero sia un ripiego, una fuga, una sconfitta: è una fortuna. Privilegiano internet come fonte di informazioni, spettacoli, divertimento, cultura. Credono che Wikipedia sia eccezionale, e sanno come usarla. Hanno trovato nel mondo e nella rete quello che i giornali italiani, la tv italiana, la politica italiana, non riescono più a dar loro: ma sono consapevoli di come le nuove tecnologie li hanno cambiati, delle cose che hanno perso. E fanno un sacco di cose, mentre il mondo di prima parla di Miss Italia.
Ma soprattutto, questo mondo di dopo conosce se stesso, la sua forza e la sua indipendenza: è una rete, e ha un solo rammarico. Che il suo paese sia ancora nel mondo di prima.
Ma ci stiamo provando, fratello.


11,13: per quei quattro che non l’abbiano ancora visto, e per quelli che se lo riguardano.

https://www.youtube.com/watch?v=bRq7zCFtUAY

11,04: Giorgio Napolitano scopre il “muro della Costituzione” al Gianicolo, stamattina. (Foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

11,oo: l’analisi di Ilvo Diamanti sugli italiani e l’Italia suona verissima e ulteriormente demoralizzante: o motivante?

Insomma, echeggiando Spinoza, l’orgoglio nazionale appare una “passione triste”. Rispetto a 10 anni fa, infatti, gli italiani, si sentono più divisi e infelici. Perfino meno solidali. Ammettono un ulteriore declino dello spirito civico. Eppure scommettono che fra 10 anni il Paese sarà ancora unito, in un’Europa ancora unita. Scommettono che si canterà ancora l’inno di Mameli. Che il Tricolore continuerà a sventolare. Nonostante lo Stato e le leggi. Nonostante la crisi economica. E se si sentono frustrati dal presente e dal passato recente. Se il futuro è fuggito. Allora si rifugiano nel privato e nella memoria. Nei miti della storia. Questo Paese disincantato e disilluso. E, nonostante tutto, unito. Questo Paese di “italiani nonostante”.

10,55: La Russa e Alemanno fischiati a Roma ieri sera, Berlusconi contestato oggi: era l’unico giorno buono per non farlo? Qui i fischi di ieri per La Russa.

10,53: immagini del tricolore. Tunisini arrivati a Lampedusa l’altroieri per stare in Italia (Christophe Simon/AFP/Getty Images)

10,41: è il giorno dell’Unità, ma uniti ricordiamo anche di quello che non siamo, quello che non vogliamo. Raiuno, ierisera. (Photo Cosima Scavolini/Lapresse)

10,38: lo speciale Buon compleanno, Italia di stasera alle 21,10 su Sky è anticipato da Antonio Dipollina su Repubblica, in modo non molto rassicurante. Molti video interessanti e rivelatori, ma anche molta Italia da fare. Come sappiamo.

10,36: sul Corriere della Sera Antonio Polito – sarà il suo debole storico per il Regno Unito – si lancia in una curiosa battaglia persa: la rivalutazione della monarchia e dei Savoia.

10,26: ancora ieri sera a Roma. (Filippo Monteforte/AFP/Getty Images)

10,20; la giornata della Padania, pensata da Isola Virtuale.


10,16: casomai vogliate fare lo stesso giochino con i vostri amici e non fa brutte figure, ecco un po’ di dritte: Giuseppe Cesare Abba, Agostino Bertani, Nino Bixio, Francesco Crispi, Giuseppe Dezza, Menotti Garibaldi, Ippolito Nievo e Gaetano Zuliani, barcaiolo. Li trovate tutti qui.

10,09: ieri al Post è venuto fuori che non sapevamo quasi nessun nome di partecipante alla spedizione dei Mille. Ci ha aiutato quello a cui è intitolata la via della redazione del Post. Voi quanti ne sapete?

10,07: un classico, strasentito in questi mesi, ma oggi è giorno di revival e noi torniamo ai vecchi tempi. Viva l’Italia in playback.

https://www.youtube.com/watch?v=k60i0es8gb0

10,04: al teatro regio di Parma a mezzanotte hanno gettato volantini tricolore dal loggione. Chiediamo a tutti rispetto nei confronti dei turisti austriaci, oggi.

9,58: Stefano Menichini ha fatto questa foto della giornata celebrata a cannonate al Gianicolo.

9,49: la piega Ottocentesca è sentita soprattutto a Torino: la rubrica di Massimo Gramellini sulla Stampa.

sono le minoranze di entusiasti a fare la storia, per poi imporla ai pigri e agli scettici come epica collettiva

9,46: Cavour a piazza Colonna a Roma ieri sera, con la pioggia. (Foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

9,38: nello specialone di Giorgio Dell’Arti su Corriere.it sui “50 mila giorni” ci sono un sacco di cose interessanti (del genere “Italia datata”, ma interessanti).

9,28: le condizioni della bandiera di Adriano Zanni non sono molto beneauguranti, ma la foto è bella.

9,22: Eugenio Scalfari aderisce all’editoriale del Post (è il giorno dell’unità!):

La nazione è nata quando è nato lo Stato, appena 150 anni fa, con un ritardo di almeno due secoli rispetto alla Francia, alla Spagna, all’Inghilterra, all’Austria, alla Polonia, all’Ungheria, alla Svezia, all’Olanda.
Per certi versi siamo ancora all’infanzia, per altri versi siamo già decrepiti e questo significa che non siamo mai stati maturi. Siamo civilmente immaturi, anarcoidi, politicamente cinici, generosi, laboriosi, bugiardi, malleabili, intransigenti. Anime belle e anime morte. Siamo tutti così, chi più chi meno. Adesso è arrivata l’ora di maturare. La scommessa è questa. La memoria del Risorgimento ci può aiutare ma tutto dipende da noi, qui e ora.

9,20: l’editoriale del Post sul 17 marzo.

9,11: e soprattutto cominciamo con l’inno, che diamine.

9,00: buongiorno e viva l’Italia. Cominciamo con una buona notizia e immagini allegre, che ieri sera sono tornati a casa dal Giappone i musicisti del maggio musicale fiorentino. (foto Lapresse)

foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images