Un secolo fa, Bunga Bunga
La storia dello scherzo sulla nave da guerra britannica Dreadnought
Il 7 febbraio del 1910, il principe dell’Abissinia e i suoi uomini furono accolti con un grande e pomposo cerimoniale sul ponte della H.M.S. Dreadnought, la più potente nave da battaglia della marina britannica. Nonostante il comandante della Dreadnought fosse stato avvertito dell’arrivo del principe all’ultimo minuto, riuscì a raccogliere tutti i suoi marinai e farli disporre ordinatamente sul ponte pronti per salutarlo. Cercarono a bordo una bandiera dell’Abissinia ma non la trovarono: allora ne issarono una di Zanzibar, e ne suonarono l’inno.
Il principe e la sua corte, vestiti con delle lunghe stoffe e accompagnati da un interprete, risposero alla calorosa accoglienza con degli inchini e si inoltrarono nella nave: per quaranta minuti il comandante li portò in visita guidata in giro per il vascello. Per ogni meraviglia che il comandante gli descriveva, gli abissini mormoravano con apprezzamento usando un’espressione della propria lingua madre, “Bunga, bunga!”. L’interprete descrisse al comandante le onorificenze militari dei componenti della corte. Alla fine lasciarono la nave, mentre i marinai cantavano ossequiosi “God save the king”, in onore del principe.
Il giorno seguente, la marina apprese che le persone che avevano visitato la Dreadnought non erano affatto il principe dell’Abissinia e i membri della sua corte. Si trattava in realtà di un gruppo di ragazzotti dell’alta borghesia britannica: si erano truccati di nero il viso, avevano improvvisato dei costumi appariscenti e poi avevano composto un finto telegramma ufficiale per annunciare il loro arrivo sulla nave. Le onorificenze militari di cui si vantavano erano completamente inventate. Il capo della banda si chiamava Horace de Vere Cole, una delle partecipanti alla visita fu una giovane ragazza di nome Virginia Stephen, che poi diventerà nota col nome di Virginia Woolf.
Gli autori dello scherzo mandarono la loro foto in costume al Daily Mirror, e nell’arco di pochi giorni il fatto era su tutti i quotidiani britannici. “Bunga Bungle!”, titolava il Western Daily Mercury, giocando sulla parola bungle, pasticcio. Per qualche giorno quanto accaduto alla marina britannica fu ragione di grandi risate per tutta la Gran Bretagna. I marinai in giro per le città venivano tutti salutati con un allegro e canzonatorio “Bunga, bunga”, sistematicamente. Un giornale suggerì che la Dreadnought avrebbe dovuto cambiare il suo nome in Abissina.
Umiliata e furibonda, la marina militare inviò la nave da guerra al largo finché la storia non si sgonfiò. Voleva anche denunciare e perseguire gli autori dello scherzo, ma alla fine rinunciò: la cosa avrebbe attirato ancora più pubblicità sul caso. Alla fine si decise per una punizione più informale, e tutti i partecipanti allo scherzo – a parte Virginia Stephen – vennero simbolicamente sculacciati con un bastone, come si usava fare nei college britannici. In ogni caso, nessuno di loro partecipò più ad altre goliardate da lì in poi. Eccetto Cole, che per il resto della sua vita sarà noto come un burlone professionista e incallito.
– L’imbroglio Dreadnought su Wikipedia
– La storia su Museum of Hoaxes