Le prime grane di Stefano Boeri
Il probabile candidato del PD a sindaco di Milano ha già lasciato la consulta per l'Expo
Manco il tempo di ufficializzare la sua candidatura a sindaco di Milano, che l’architetto Stefano Boeri si trova ad affrontare i primi ostacoli in quella che con ogni probabilità sarà una lunga campagna elettorale da qui alla prossima primavera. Questa mattina, quando già la sua intervista al Corriere della Sera cominciava a circolare, il presidente della provincia di Milano, Guido Podestà, gli aveva chiesto di dimettersi dalla consulta degli architetti dell’Expo 2015, della quale Boeri faceva parte.
“Nel momento in cui Boeri dice di essere pronto a guidare Milano al posto di Letizia Moratti mi sembra evidente la contraddizione nel portare ancora avanti l’incarico nella consulta architettonica di Expo che gli è stato affidato dallo stesso sindaco Moratti: è venuto a mancare quel rapporto di fiducia tra delegato e delegante e sensibilità vorrebbe che Boeri avesse già presentato le dimissioni”
Boeri ha risposto poco dopo, dicendo di non avere più alcun contratto con la società responsabile dell’organizzazione dell’Expo, di avere terminato la sua ultima collaborazione a maggio e di avere comunicato all’amministratore delegato della società, Giuseppe Sala, la decisione di non voler riconfermare il suo contratto di consulente. Se da una parte è probabile che il suo rapporto con Letizia Moratti riemerga nel corso di questa campagna elettorale, specie durante le primarie che avranno il compito di individuare il candidato dell’intero centrosinistra, c’è un’altra questione destinata probabilmente a venire fuori nell’arco delle prossime settimane, se non direttamente nei prossimi giorni, e che il centrodestra milanese non si lascerà sfuggire.
Lo scorso giugno, infatti, nel corso delle inchieste sulla cricca di Balducci e l’inchiesta Grandi Eventi, saltarono fuori delle intercettazioni inerenti agli appalti sul G8 della Maddalena. Boeri venne reclutato come consulente da Renato Soru, allora presidente della Sardegna, e Guido Bertolaso, e lavorò per diversi mesi alla supervisione di alcuni progetti: la sensazione è che sia stato coinvolto per mettere delle pezze qualificate al maldestro lavoro che stavano conducendo gli architetti della cricca cosiddetta. Le intercettazioni mostravano un tono e un clima non proprio professionale nella comunicazione dei vari soggetti coinvolti, ma non nessun comportamento illecito che riguardasse l’architetto, che non è stato nemmeno sfiorato dalle indagini e ha avuto modo di raccontare più volte con dovizia di particolari l’esperienza del lavoro alla Maddalena. Ciò nonostante è probabile che della questione si ritorni a parlare presto, se conosciamo gli strumenti della battaglia politica italiana.