Come buttare quattro miliardi di euro
Un emendamento della finanziaria sulle quote latte ci costerà l'ennesima sanzione da Bruxelles
Per capire quanti sono quattro miliardi di euro, si può provare a metterli in relazione ad alcuni provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria approvata ieri dal senato. Quattro miliardi di euro sono quasi metà dei soldi tagliati alle regioni, che dicono che per questo saranno costrette a restituire al governo le deleghe sui trasporti e i servizi sociali. Quattro miliardi di euro sono più del doppio dei soldi tagliati al Servizio Sanitario Nazionale nei prossimi due anni. Quattro miliardi di euro sono i soldi chiesti dal ministero dell’ambiente per risolvere i problemi idrogeologici dell’intero territorio nazionale.
Quattro miliardi di euro sono anche i soldi versati dall’Italia all’Unione europea come sanzioni per le violazioni delle quote latte da parte degli allevatori. A questa montagna di quattrini si aggiungerà presto un’altra multa, forse da un miliardo di euro, a seguito dell’ennesima procedura di infrazione aperta da Bruxelles nei nostri confronti. Siamo tornati a parlare delle quote latte proprio a causa di un emendamento contenuto nella manovra finanziaria promossa dal governo e approvata ieri dal senato: l’emendamento in questione, fortemente voluto dalla Lega, sospende il versamento delle multe delle quote latte, scaduto il 30 giugno, e lo proroga fino al 31 dicembre 2010. La decisione è stata fortemente contestata dal ministro dell’agricoltura Galan, che aveva minacciato di dimettersi ma ieri ha incassato una sonora sconfitta: l’emendamento è rimasto in finanziaria, le multe per il momento non saranno pagate, i leghisti lo hanno sfidato a dare sul serio le dimissioni.
L’Unione europea ha adottato il meccanismo delle quote per regolare l’offerta limitando la produzione di latte: oltre una certa quantità di latte prodotto e commercializzato, infatti, gli allevatori sono tenuti a pagare un prelievo supplementare, una tassa elevata al punto da scoraggiare lo sforamento delle quote. L’efficacia del meccanismo è di fatto vanificata dal fatto che molti allevatori italiani continuano a produrre oltre la quota, senza per questo sottoporsi al pagamento dei tributi supplementari previsti dalla politica agricola dell’Unione europea. Da qui le continue sanzioni inflitte da Bruxelles all’Italia e i quattro miliardi di euro di cui sopra. La Lega Nord da anni sostiene le istanze di questi allevatori, di fatto allontanando la risoluzione del problema: la sospensione del pagamento delle multe inserita nella Finanziaria darà il via a una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, e da lì a delle nuove sanzioni a carico dei contribuenti.
Per scongiurare l’approvazione dell’emendamento, racconta oggi il Corriere della Sera, il ministro dell’agricoltura Galan aveva scritto nei giorni scorsi al commissario europeo, chiedendogli un parere sulla misura inserita nella finanziaria. Parere molto esaustivo, arrivato il giorno dopo la lettera di Galan.
Già il giorno successivo alla lettera, il 9 luglio, il commissario Ciolos scrive al collega italiano dandogli ampia soddisfazione. E probabilmente, la replica dell’eurocommissario sarà uno dei pezzi forti dell’appassionata perorazione antiemendamento che Galan ha annunciato per il Consiglio dei ministri di oggi. […] Ciolos parte ringraziando il ministro italiano per aver «voluto attirare la mia attenzione» sull’emendamento. Poi, ricorda come il piano di rateizzazione, che risale al 2003, prevedesse la rateazione delle sanzioni «mediante pagamenti differiti effettuati su 14 anni senza interessi». Inoltre, sottolinea come una precedente richiesta di ulteriore differimento fosse già stata bocciata dalla Commissione. Poi, in una vera e propria escalation, Ciolos spiega che «non c’è alcun dubbio che la sospensione dei pagamenti sarebbe non solo in netto contrasto con il diritto Ue ma anche con i ripetuti impegni assunti a livello politico dal governo italiano». Di più: «Questo aggraverebbe le preoccupazioni cui la Commissione ha recentemente dato voce nel suo rapporto al Consiglio del 26 marzo 2010 a riguardo dell’estrema lentezza con cui l’Italia opera l’esazione dei prelievi sulle eccedenze che non sono oggetto del piano di rateizzazione del 2003». Quindi le congratulazioni: «Accolgo con grande piacere e appoggio pienamente la netta posizione da lei espressa». Fino al gran finale: «Mi permetto di aggiungere che se l’emendamento dovesse essere adottato, la Commissione sarebbe costretta ad avviare la procedura appropriata ai sensi del Trattato».